Page 442 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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e tenuto schiavo, dove stette con molto disagio per XVIII mesi. Ma perché
un giorno, avendo egli molto in pratica il padrone, gli venne commodità e
capriccio di ritrarlo, preso un carbone spento del fuoco, con quello tutto
intero lo ritrasse co' suoi abiti indosso alla moresca, in un muro bianco;
onde, essendo dagli altri schiavi detto questo al padrone, perché a tutti un
miracolo pareva, non s'usando il disegno né la pittura in quelle parti, ciò fu
causa della sua liberazione dalla catena dove per tanto tempo era stato
tenuto. Veramente è gloria di questa virtù grandissima, che uno a cui è
conceduto per legge di poter condennare e punire, faccia tutto il contrario,
anzi in cambio di supplicio e di morte, s'induca a far carezze e dare libertà.
Avendo poi lavorato alcune cose di colore al detto suo padrone, fu condotto
sicuramente a Napoli, dove egli dipinse al re Alfonso, allora Duca di
Calavria, una tavola a tempera nella cappella del castello dove oggi sta la
guardia. Appresso gli venne volontà di ritornare a Fiorenza dove dimorò
alcuni mesi; e lavorò alle donne di S. Ambruogio all'altare maggiore una
bellissima tavola, la quale molto grato lo fece a Cosimo de' Medici, che per
questa cagione divenne suo amicissimo. Fece anco nel capitolo di Santa
Croce una tavola, et un'altra che fu posta nella cappella in casa Medici, e
dentro vi fece la Natività di Cristo; lavorò ancora per la moglie di Cosimo
detto, una tavola con la medesima Natività di Cristo e San Giovanni
Batista, per mettere all'ermo di Camaldoli, in una delle celle de' romiti che
ella aveva fatta fare per sua divozione, intitolata a S. Giovanni Batista; et
alcune storiette che si mandarono a donare da Cosimo a Papa Eugenio IIII
viniziano, laonde fra' Filippo molta grazia di quest'opera acquistò appresso
il Papa. Dicesi ch'era tanto venereo, che vedendo donne che gli piacessero,
se le poteva avere, ogni sua facultà donato le arebbe; e non potendo, per
via di mezzi, ritraendole in pittura, con ragionamenti la fiamma del suo
amore intiepidiva. Et era tanto perduto dietro a questo appetito, che
all'opere prese da lui quando era di questo umore, poco o nulla attendeva.
Onde una volta fra l'altre, Cosimo de' Medici, faccendoli fare una opera in
casa sua, lo rinchiuse perché fuori a perder tempo non andasse, ma egli
statoci già due giorni, spinto da furore amoroso, anzi bestiale, una sera con
un paio di forbici fece alcune liste de' lenzuoli del letto, e da una finestra
calatosi, attese per molti giorni a' suoi piaceri. Onde, non lo trovando e
facendone Cosimo cercare, alfine pur lo ritornò al lavoro; e da allora in poi
gli diede libertà che a suo piacere andasse, pentito assai d'averlo per lo
passato rinchiuso, pensando alla pazzia sua et al pericolo che poteva
incorrere; per il che sempre con carezze s'ingegnò di tenerlo per l'avvenire,
e così da lui fu servito con più prestezza, dicendo egli che l'eccellenze degli
ingegni rari sono forme celesti e non asini vetturini. Lavorò una tavola nella
chiesa di S. Maria Primerana in su la piazza di Fiesole, dentrovi una Nostra