Page 443 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Donna annunziata dall'Angelo, nella quale è una diligenza grandissima, e
nella figura dell'Angelo tanta bellezza che e' pare veramente cosa celeste.
Fece alle monache delle Murate due tavole, una della Annunziata, posta
allo altar maggiore, l'altra nella medesima chiesa a un altare, dentrovi

storie di San Benedetto e di San Bernardo, e nel palazzo della Signoria
dipinse in tavola un'Annunziata sopra una porta, e similmente fece in detto
palazzo un San Bernardo sopra un'altra porta, e nella sagrestia di San
Spirito di Fiorenza una tavola con una Nostra Donna et Angeli d'attorno e

Santi da lato, opera rara e da questi nostri maestri stata sempre tenuta in
grandissima venerazione.

In S. Lorenzo, alla cappella degli Operai, lavorò una tavola con un'altra
Annunziata; et a quella della Stufa, una che non è finita. In S. Apostolo di
detta città, in una cappella, dipinse in tavola alcune figure intorno a una
nostra Donna; et in Arezzo, a Messer Carlo Marsupini, la tavola della

cappella di S. Bernardo ne' monaci di Monte Oliveto, con la incoronazione
di Nostra Donna e molti santi attorno, mantenutasi così fresca che pare
fatta dalle mani di fra' Filippo al presente. Dove dal sopra detto Messer
Carlo gli fu detto che egli avvertisse alle mani che dipigneva, perché molto

le sue cose erano biasimate. Per il che fra' Filippo nel dipignere da indi
innanzi, la maggior parte, o con panni o con altra invenzione, ricoperse per
fuggire il predetto biasimo. Nella quale opera ritrasse di naturale detto
Messer Carlo. Lavorò in Fiorenza alle monache di Analena una tavola d'un

presepio, et in Padova si veggono ancora alcune pitture. Mandò di sua
mano a Roma due storiette di figure picciole al cardinal Barbo, le quali
erano molto eccellentemente lavorate e condotte con diligenzia. E
certamente egli con maravigliosa grazia lavorò, e finitissimamente unì le

cose sue, per le quali sempre dagli artefici in pregio e da' moderni maestri
è stato con somma lode celebrato; et ancora mentre che l'eccellenza di
tante sue fatiche la voracità del tempo terrà vive, sarà da ogni secolo
avuto in venerazione.

In Prato ancora vicino a Fiorenza dove aveva alcuni parenti, in compagnia

di fra' Diamante del Carmine, stato suo compagno e novizio insieme,
dimorò molti mesi lavorando per tutta la terra assai cose. Essendogli poi,
dalle monache di Santa Margherita, data a fare la tavola dell'altar
maggiore, mentre vi lavorava gli venne un giorno veduta una figliuola di
Francesco Buti cittadin fiorentino, la quale o in serbanza o per monaca era

quivi. Fra' Filippo dato l'occhio alla Lucrezia, che così era il nome della
fanciulla, la quale aveva bellissima grazia et aria, tanto operò con le
monache che ottenne di farne un ritratto, per metterlo in una figura di

Nostra Donna per l'opra loro; e con questa occasione innamoratosi
maggiormente, fece poi tanto per via di mezzi e di pratiche, che egli sviò la
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