Page 446 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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tavola, dentrovi la Nostra Donna, S. Piero, S. Paulo, S. Lodovico e S.
Antonio abbate. Messer Alessandro degl'Alessandri, allora cavaliere et
amico suo, gli fece fare per la sua chiesa di Villa a Vincigliata nel poggio di
Fiesole, in una tavola, un S. Lorenzo et altri Santi, ritraendovi lui e dua suoi
figliuoli. Fu fra' Filippo molto amico delle persone allegre e sempre
lietamente visse. A fra' Diamante fece imparare l'arte della pittura, il quale
nel Carmino di Prato lavorò molte pitture, e della maniera sua imitandola,
assai si fece onore, perché e' venne a ottima perfezzione. Stette con fra'
Filippo in sua gioventù Sandro Boticello, Pisello, Iacopo del Sellaio
fiorentino, che in S. Friano fece due tavole et una nel Carmino lavorata a
tempera, et infiniti altri maestri ai quali sempre con amorevolezza insegnò
l'arte.
De le fatiche sue visse onoratamente, e straordinariamente spese nelle
cose d'amore; delle quali del continuo, mentre che visse, fino a la morte si
dilettò. Fu richiesto, per via di Cosimo de' Medici, dalla comunità di Spoleti
di fare la cappella nella chiesa principale della Nostra Donna, la quale
lavorando insieme con fra' Diamante condusse a bonissimo termine, ma
sopravenuto dalla morte non la potette finire. Perciò che dicono che
essendo egli tanto inclinato a questi suoi beati amori, alcuni parenti della
donna da lui amata lo fecero avvelenare. Finì il corso della vita sua fra'
Filippo di età d'anni 57 nel 1438, et a fra' Diamante lasciò in governo per
testamento Filippo suo figliuolo, il quale, fanciullo di dieci anni, imparando
l'arte da fra' Diamante, seco se ne tornò a Fiorenza, portandosene fra'
Diamante 300 ducati che per l'opera fatta si restavano ad avere da le
comunità, de' quali comperati alcuni beni per sé proprio, poca parte fece al
fanciullo. Fu acconcio Filippo con Sandro Botticello, tenuto allora maestro
bonissimo; et il vecchio fu sotterrato in un sepolcro di marmo rosso e
bianco, fatto porre dagli Spoletini nella chiesa che e' dipigneva. Dolse la
morte sua a molti amici et a Cosimo de' Medici particolarmente et a papa
Eugenio, il quale in vita sua volle dispensarlo, che potesse avere per sua
donna legitima la Lucrezia di Francesco Buti, la quale per potere far di sé e
dell'appetito suo come gli paresse, non si volse curare d'avere. Mentre che
Sisto IIII viveva, Lorenzo de' Medici, fatto ambasciator da' Fiorentini, fece
la via di Spoleti, per chiedere a quella comunità il corpo di fra' Filippo per
metterlo in S. Maria del Fiore in Fiorenza; ma gli fu risposto da loro che essi
avevano carestia d'ornamento, e massimamente d'uomini eccellenti, per
che per onorarsi gliel domandarono in grazia, aggiugnendo che avendo in
Fiorenza infiniti uomini famosi, e quasi di superchio, che e' volesse fare
senza questo, e così non l'ebbe altrimenti. Bene è vero che deliberatosi poi
di onorarlo in quel miglior modo ch'e' poteva, mandò Filippino suo figliuolo
a Roma al cardinale di Napoli, per fargli una cappella. Il quale passando da