Page 489 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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si dilettò Ercole assai di fare scorti, i quali quando sono bene intesi sono
bellissimi, egli fece in quell'opera un soldato a cavallo che levate le gambe
dinanzi in alto, viene in fuori di maniera che pare di rilievo; e perché il
vento fa piegare una bandiera che egli tiene in mano, per sostenerla fa una
forza bellissima. Fecevi anco un S. Giovanni che rinvolto in un lenzuolo si
fugge. I soldati parimente, che sono in questa opera, sono benissimo fatti
e con le più naturali e proprie movenze, che altre figure che insino allora
fussono state vedute, le quali tutte attitudini e forze che quasi non si
possono far meglio, mostrano che Ercole aveva grandissima intelligenza e
si affaticava nelle cose dell'arte.
Fece il medesimo, nella facciata che è dirimpetto a questa, il transito di
Nostra Donna, la quale è dagl'apostoli circondata con attitudini bellissime,
e fra essi sono sei persone ritratte di naturale tanto bene, che quegli che le
conobbero affermano che elle sono vivissime. Ritrasse anco nella
medesima opera se medesimo e Domenico Garganelli padrone della
cappella, il quale per l'amore che portò a Ercole e per le lodi che sentì dare
a quell'opera, finita ch'ella fu, gli donò mille lire di bolognini. Dicono che
Ercole mise nel lavoro di questa opera dodici anni: sette per condurla a
fresco e cinque in ritoccarla a secco. Ben è vero che in quel mentre fece
alcune altre cose e particolarmente, che si sa, la predella dell'altar
maggiore di San Giovanni in Monte, nella quale fece tre storie della Passion
di Cristo. E perché Ercole fu di natura fantastico, e massimamente quando
lavorava, avendo per costume che né pittori né altri lo vedessino, fu molto
odiato in Bologna dai pittori di quella città, i quali per invidia hanno sempre
portato odio ai forestieri che vi sono stati condotti a lavorare; et il
medesimo fanno anco alcuna volta fra loro stessi, nelle concorrenze;
benché questo è quasi particolar vizio de' professori di queste nostre arti in
tutti i luoghi. S'accordarono dunque una volta alcuni pittori bolognesi con
un legnaiuolo, e per mezzo suo si rinchiusero in chiesa vicino alla cappella
che Ercole lavorava; e la notte seguente, entrati in quella per forza, non
pure non si contentarono di veder l'opera, il che doveva bastar loro, ma gli
rubarono tutti i cartoni, gli schizzi, i disegni et ogni altra cosa che vi era di
buono. Per la qual cosa si sdegnò in maniera Ercole, che finita l'opera si
partì di Bologna senza punto dimorarvi; e seco ne menò il duca
Tagliapietra, scultore molto nominato, il quale in detta opera che Ercole
dipinse intagliò di marmo que' bellissimi fogliami che sono nel parapetto,
dinanzi a essa cappella, et il quale fece poi in Ferrara tutte le finestre di
pietra del palazzo del Duca, che sono bellissime. Ercole dunque, infastidito
finalmente dallo star fuori di casa, se ne stette poi sempre in Ferrara in
compagnia di colui e fece in quella città molte opere. Piaceva a Ercole il
vino straordinariamente, perché spesso inebriandosi fu cagione di