Page 491 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI IACOPO, GIOVANNI E GENTILE BELLINI PITTORI
VINIZIANI



Le cose che sono fondate nella virtù, ancor che il principio paia molte volte
basso e vile, vanno sempre in alto di mano in mano, et insino a ch'elle non

son arrivate al sommo della gloria, non si arrestano, né posano già mai, sì
come chiaramente potette vedersi nel debile e basso principio della casa
de' Bellini, e nel grado in che venne poi, mediante la pittura.

Adunque Iacopo Bellini, pittore viniziano, essendo stato discepolo di
Gentile da Fabriano nella concorrenza che egli ebbe con quel Domenico,
che insegnò il colorire a olio ad Andrea dal Castagno, ancor che molto si

affaticasse per venire eccellente nell'arte, non acquistò però nome in
quella, se non dopo la partita di Vinezia di esso Domenico. Ma poi
ritrovandosi in quella città senza aver concorrente che lo pareggiasse,
accrescendo sempre in credito e fama, sì fece in modo eccellente che egli

era nella sua professione il maggiore e più reputato; et acciò che non pure
si conservasse, ma si facesse maggiore nella casa sua e ne' sucessori il
nome acquistatosi nella pittura, ebbe due figliuoli inclinatissimi all'arte, e di
bello e buono ingegno: l'uno fu Giovanni e l'altro Gentile, al quale pose così

nome per la dolce memoria che teneva di Gentile da Fabriano, stato suo
maestro e come padre amorevole. Quando dunque furono alquanto
cresciuti i detti due figliuoli, Iacopo stesso insegnò loro con ogni diligenza i
principii del disegno, ma non passò molto, che l'uno e l'altro avanzò il

padre di gran lunga; il quale, di ciò rallegrandosi molto, sempre gli
inanimiva, mostrando loro che disiderava che eglino, come i toscani fra loro
medesimi portavano il vanto di far forza per vincersi l'un l'altro, secondo
che venivono all'arte di mano in mano, così Giovanni vincesse lui, e poi

Gentile l'uno e l'altro, e così successivamente. Le prime cose che diedero
fama a Iacopo, furono il ritratto di Giorgio Cornaro e di Caterina reina di
Cipri, una tavola che egli mandò a Verona, dentrovi la passione di Cristo
con molte figure, fra le quali ritrasse se stesso di naturale et una storia

della croce, la quale si dice essere nella scuola di S. Giovanni Evangelista,
le quali tutte e molte altre furono dipinte da Iacopo con l'aiuto de' figliuoli;
e questa ultima storia fu fatta in tela, sì come si è quasi sempre in quella
città costumato di fare, usandovisi poco dipignere, come si fa altrove, in

tavole di legname d'albero, da molti chiamato oppio e d'alcuni gàtticce; il
quale legname, che fa per lo più lungo i fiumi o altre acque, è dolce affatto
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