Page 496 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Ma perché insin qui non si è d'altro che della sala ragionato, per non
interrompere le storie di quella, ora tornando alquanto a dietro, diciamo
che di mano del medesimo si veggiono molte opere; ciò sono una tavola,
che è oggi in Pesero in S. Domenico all'altar maggiore; nella chiesa di S.

Zacheria di Vinezia, alla cappella di S. Girolamo, è in una tavola una Nostra
Donna con molti Santi, condotta con gran diligenza, et un casamento fatto
con molto giudizio; e nella medesima città, nella sagrestia de' frati minori,
detta la Ca' grande, n'è un'altra di mano del medesimo fatta con bel

disegno e buona maniera. Una similmente n'è in S. Michele di Murano,
monasterio de' monaci camaldolensi; et in S. Francesco della Vigna, dove
stanno frati del Zoccolo, nella chiesa vecchia, era in un quadro un Cristo
morto, tanto bello che que' signori, essendo quello molto celebrato a

Lodovico Undecimo re di Francia, furono quasi forzati, domandandolo egli
con istanza, se ben mal volentieri, a compiacernelo. In luogo del quale ne
fu messo un altro col nome del medesimo Giovanni, ma non così bello, né
così ben condotto come il primo. E credono alcuni che questo ultimo per lo

più fusse lavorato da Girolamo Mocetto, creato di Giovanni. Nella
Confraternita parimente di S. Girolamo è un'opera del medesimo Bellino di
figure piccole, molto lodate, et in casa Messer Giorgio Cornaro è un quadro
similmente bellissimo, dentrovi Cristo, Cleofas e Luca. Nella sopra detta

sala dipinse ancora, ma non già in quel tempo medesimo, una storia,
quando i viniziani cavano del monasterio della Carità non so che papa, il
quale, fuggitosi in Vinegia, aveva nascosamente servito per cuoco molto
tempo ai monaci di quel monasterio; nella quale storia sono molte figure

ritratte di naturale et altre figure bellissime. Non molto dopo, essendo in
Turchia portati da un ambasciadore alcuni ritratti al Gran Turco, recarono
tanto stupore e maraviglia a quello imperatore che, se bene sono fra loro
per la legge maumettana proibite le pitture, l'accettò nondimeno di

bonissima voglia, lodando senza fine il magisterio e l'artefice; e, che è più,
chiese che gli fusse il maestro di quello mandato, onde considerando il
senato che per essere Giovanni in età che male poteva sopportare disagi,
senza che non volevano privare di tant'uomo la loro città, avendo egli

massimamente allora le mani nella già detta sala del gran consiglio, si
risolverono di mandarvi Gentile suo fratello, considerato che farebbe il
medesimo che Giovanni. Fatto dunque mettere a ordine Gentile, sopra le
loro galee lo condussono a salvamento in Gostantinopoli, dove essendo

presentato dal balio della Signoria a Maumetto, fu veduto volentieri e come
cosa nuova molto accarezzato; e massimamente avendo egli presentato a
quel prencipe una vaghissima pittura che fu da lui ammirata, il quale quasi
non poteva credere che un uomo mortale avesse in sé tanta quasi divinità

che potesse esprimere sì vivamente le cose della natura. Non vi dimorò
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