Page 501 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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facce simili, il palco che gira in otto angoli, dove molto bene scortando,
mostrò d'intendere quanto gl'altri quest'arte. Dicesi che il papa aveva
ordinato un premio, il quale si aveva a dar a chi meglio in quelle pitture
avesse, a giudizio d'esso pontefice, operato. Finite dunque le storie, andò

Sua Santità a vederle quando ciascuno de' pittori si era ingegnato di far sì
che meritasse il detto premio e l'onore. Aveva Cosimo, sentendosi debole
d'invenzione e di disegno, cercato di occultare il suo deffetto con far
coperta all'opera di finissimi azzurri oltramarini e d'altri vivaci colori, e con

molto oro illuminata la storia, onde né albero, né erba, né panno, né
nuvolo vi era che lumeggiato non fusse, facendosi a credere che il papa,
come poco di quell'arte intendente, dovesse perciò dare a lui il premio
della vittoria. Venuto il giorno che si dovevano l'opere di tutti scoprire, fu

veduta anco la sua, e con molte risa e motti di tutti gl'altri artefici schernita
e beffata, uccellandolo tutti in cambio d'avergli compassione. Ma gli
scherniti finalmente furono essi, perciò che que' colori, sì come si era
Cosimo imaginato, a un tratto così abbagliarono gl'occhi del papa che non

molto s'intendeva di simili cose, ancora che se ne dilettasse assai, che
giudicò Cosimo avere molto meglio di tutti gl'altri operato; e così fattogli
dare il premio, comandò agl'altri che tutti coprissero le loro pitture dei
migliori azzurri che si trovassero e le toccassino d'oro; acciò che fussero

simili a quelle di Cosimo nel colorito e nell'essere ricche. Laonde i poveri
pittori disperati d'avere a sodisfare alla poca intelligenza del Padre Santo,
si diedero a guastare quanto avevano fatto di buono. Onde Cosimo si rise
di coloro che poco inanzi si erano riso del fatto suo. Dopo, tornatosene a

Firenze con qualche soldo, attese vivendo assai agiatamente a lavorare al
solito, avendo in sua compagnia quel Piero che fu sempre chiamato Piero
di Cosimo, suo discepolo; il quale gli aiutò lavorare a Roma nella cappella
di Sisto, e vi fece oltre all'altre cose un paese, dove è dipinta la predica di

Cristo, che è tenuto la miglior cosa che vi sia. Stette ancor seco Andrea di
Cosimo et attese assai alle grottesche.

Essendo finalmente Cosimo vivuto anni 68, consumato da una lunga
infirmità si morì l'anno 1484 e dalla Compagnia del Bernardino fu seppellito
in S. Croce.

Dilettossi costui in modo dell'alchimia, che vi spese vanamente, come
fanno tutti coloro che v'attendono, ciò che egli aveva. Intanto che vivo lo
consumò et allo stremo l'aveva condotto, d'agiato che egli era,

poverissimo. Disegnò Cosimo benissimo, come si può vedere nel nostro
libro, non pure nella carta dove è disegnata la storia della predicazione
sopra detta che fece nella cappella di Sisto, ma ancora in molte altre fatte

di stile e di chiaro scuro. Et il suo ritratto avemo nel detto libro di mano
d'Agnolo di Donnino pittore e suo amicissimo. Il quale Agnolo fu molto
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