Page 611 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 611





a quel tempo involta in molte e grandissime tenebre d'ignoranza. Et in
questo si servì maravigliosamente dell'ingegno, opera e mano di Lionardo,
che ne fece un libro disegnato di matita rossa e tratteggiato di penna
[dove disegnò cadaveri] che egli di sua mano scorticò e ritrasse con

grandissima diligenza, dove egli fece tutte le ossature et a quelle
congiunse poi con ordine tutti i nervi, e coperse di muscoli i primi appiccati
all'osso, et i secondi che tengono il fermo, et i terzi che muovano, et in
quegli a parte per parte di brutti caratteri scrisse lettere, che sono fatte

con la mano mancina a rovescio, e chi non ha pratica a leggere non
l'intende, perché non si leggono se non con lo specchio.

Di queste carte della notomia degl'uomini n'è gran parte nelle mani di
Messer Francesco da Melzo, gentiluomo milanese, che nel tempo di
Lionardo era bellissimo fanciullo e molto amato da lui, così come oggi è
bello e gentile vecchio, che le ha care e tiene come per reliquie tal carte

insieme con il ritratto della felice memoria di Lionardo. E chi legge quegli
scritti, par impossibile che quel divino spirito abbi così ben ragionato
dell'arte e de' muscoli e nervi e vene, e con tanta diligenza d'ogni cosa.
Come anche sono nelle mani di... pittor milanese alcuni scritti di Lionardo,

pur di caratteri scritti con la mancina a rovescio, che trattano della pittura
e de' modi del disegno e colorire. Costui non è molto, che venne a Fiorenza
a vedermi, desiderando stampar questa opera, e la condusse a Roma per
dargli esito, né so poi che di ciò sia seguito.

E per tornare alle opere di Lionardo, venne al suo tempo in Milano il re di

Francia, onde pregato Lionardo di far qualche cosa bizzarra, fece un lione,
che caminò parecchi passi, poi s'aperse il petto e mostrò tutto pien di gigli.
Prese in Milano Salaì milanese per suo creato, il qual era vaghissimo di
grazia e di bellezza, avendo begli capegli, ricci et inanellati, de' quali
Lionardo si dilettò molto et a lui insegnò molte cose dell'arte; e certi lavori,

che in Milano si dicono essere di Salaì, furono ritocchi da Lionardo.

Ritornò a Fiorenza, dove trovò che i frati de' Servi avevano alloggato a
Filippino l'opere della tavola dell'altar maggiore della Nunziata; per il che fu
detto da Lionardo che volentieri avrebbe fatta una simil cosa. Onde
Filippino inteso ciò, come gentil persona ch'egli era, se ne tolse giù: et i
frati, perché Lionardo la dipignesse, se lo tolsero in casa, facendo le spese

a lui et a tutta la sua famiglia. E così li tenne in pratica lungo tempo, né
mai cominciò nulla. Finalmente fece un cartone dentrovi una Nostra Donna
et una S. Anna, con un Cristo, la quale non pure fece maravigliare tutti

gl'artefici, ma finita ch'ella fu, nella stanza durarono due giorni d'andare a
vederla gl'uomini e le donne, i giovani et i vecchi, come si va a le feste
solenni, per veder le maraviglie di Lionardo, che fecero stupire tutto quel
   606   607   608   609   610   611   612   613   614   615   616