Page 606 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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tanta divinità nelle cose sue, che nel dare la perfezzione, di prontezza,
vivacità, bontade, vaghezza e grazia, nessuno altro mai gli fu pari.
Vedesi bene che Lionardo per l'intelligenza de l'arte cominciò molte cose e
nessuna mai ne finì, parendoli che la mano aggiugnere non potesse alla
perfezzione dell'arte ne le cose, che egli si imaginava, conciò sia che si
formava nell'idea alcune difficultà sottili e tanto maravigliose, che con le
mani, ancora ch'elle fussero eccellentissime, non si sarebbono espresse
mai. E tanti furono i suoi capricci, che, filosofando de le cose naturali,
attese a intendere la proprietà delle erbe, continuando et osservando il
moto del cielo, il corso de la Luna e gl'andamenti del Sole.
Acconciossi dunque, come è detto, per via di ser Piero, nella sua
fanciullezza a l'arte con Andrea del Verrocchio, il quale, faccendo una
tavola dove San Giovanni battezzava Cristo, Lionardo lavorò un Angelo, che
teneva alcune vesti; e benché fosse giovanetto, lo condusse di tal maniera
che molto meglio de le figure d'Andrea stava l'Angelo di Lionardo. Il che fu
cagione ch'Andrea mai più non volle toccar colori, sdegnatosi che un
fanciullo ne sapesse più di lui. Li fu allogato per una portiera, che si avea a
fare in Fiandra d'oro e di seta tessuta, per mandare al re di Portogallo, un
cartone d'Adamo e d'Eva, quando nel Paradiso terrestre peccano: dove col
pennello fece Lionardo di chiaro e scuro lumeggiato di biacca un prato di
erbe infinite con alcuni animali, che invero può dirsi che in diligenza e
naturalità al mondo divino ingegno far non la possa sì simile.
Quivi è il fico oltra lo scortar de le foglie e le vedute de' rami, condotto con
tanto amore, che l'ingegno si smarrisce solo a pensare, come un uomo
possa avere tanta pacienza; èvvi ancora un palmizio, che ha la rotondità
de le ruote de la palma lavorate con sì grande arte e maravigliosa, che
altro che la pazienzia e l'ingegno di Lionardo non lo poteva fare. La quale
opera altrimenti non si fece: onde il cartone è oggi in Fiorenza nella felice
casa del Magnifico Ottaviano de' Medici donatogli non ha molto dal zio di
Lionardo. Dicesi che ser Piero da Vinci, essendo alla villa, fu ricercato
domesticamente da un suo contadino, il quale, d'un fico da lui tagliato in
sul podere, aveva di sua mano fatto una rotella, che a Fiorenza gnene
facesse dipignere; il che egli contentissimo fece, sendo molto pratico il
villano nel pigliare uccelli e ne le pescagioni, e servendosi grandemente di
lui ser Piero a questi esercizii. Laonde, fattala condurre a Firenze, senza
altrimenti dire a Lionardo di chi ella si fosse, lo ricercò che egli vi
dipignesse suso qualche cosa. Lionardo, arrecatosi un giorno tra le mani
questa rotella, veggendola torta, mal lavorata e goffa la dirizzò col fuoco, e
datala a un torniatore, di roza e goffa che ella era, la fece ridurre delicata e
pari. Et appresso ingessatala et acconciatala a modo suo, cominciò a