Page 603 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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costoro, ch'hanno quasi che vinto già la natura, ma quelli stessi
famosissimi antichi, che sì lodatamente fuor d'ogni dubbio la superarono:
et unico si trionfa di quegli, di questi e di lei, non imaginandosi appena
quella cosa alcuna sì strana e tanto difficile, ch'egli con la virtù del
divinissimo ingegno suo, mediante l'industria, il disegno, l'arte, il giudizio e
la grazia, di gran lunga non la trapassi. E non solo nella pittura e ne' colori,
sotto il qual genere si comprendono tutte le forme e tutti i corpi retti e non
retti, palpabili et impalpabili, visibili e non visibili, ma nell'estrema
rotondità ancora de' corpi; e con la punta del suo scarpello e delle fatiche
di così bella e fruttifera pianta, son distesi già tanti rami e sì onorati, che
oltre l'aver pieno il mondo in sì disusata foggia de' più saporiti frutti che
siano, hanno ancora dato l'ultimo termine a queste tre nobilissime arti con
tanta e sì maravigliosa perfezzione, che ben si può dire e sicuramente, le
sue statue in qual si voglia parte di quelle, esser più belle assai che
l'antiche. Conoscendosi nel mettere a paragone teste, mani, braccia e piedi
formati dall'uno e dall'altro, rimane in quelle di costui un certo fondamento
più saldo, una grazia più interamente graziosa et una molto più assoluta
perfezione, condotta con una certa difficultà sì facile nella sua maniera, che
egli è impossibile mai veder meglio. Il che medesimamente si può credere
delle sue pitture; le quali, se per avventura ci fussero di quelle famosissime
greche o romane da poterle a fronte a fronte paragonare, tanto
resterebbono in maggior pregio e più onorate, quanto più appariscono le
sue sculture superiori a tutte le antiche. Ma se tanto sono da noi ammirati
que' famosissimi che provocati con sì eccessivi premii e con tanta felicità
diedero vita alle opere loro, quanto doviamo noi maggiormente celebrare e
mettere in cielo questi rarissimi ingegni che non solo senza premii, ma in
una povertà miserabile fanno frutti sì preziosi? Credasi et affermisi
adunque che se in questo nostro secolo fusse la giusta remunerazione, si
farebbono senza dubbio cose più grandi e molto migliori che non fecero
mai gli antichi. Ma lo avere a combattere più con la fame, che con la Fama,
tien sotterrati i miseri ingegni, né gli lascia (colpa e vergogna di chi
sollevare gli potrebbe e non se ne cura) farsi conoscere. E tanto basti a
questo proposito, essendo tempo di oramai tornare a le Vite: trattando
distintamente di tutti quegli che hanno fatto opere celebrate, in questa
terza maniera: il principio della quale fu Lionardo da Vinci, dal quale
appresso cominceremo.
IL FINE DEL PROEMIO