Page 676 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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mancherebbe. E così venuto a Firenze, dove attese con incredibile fatica
agli studi dell'arte, fece il cartone per la detta cappella con animo d'andare,
come fece quanto prima gli venisse in acconcio, a metterlo in opera.
Dimorando, adunque, in Fiorenza Agnolo Doni, il quale quanto era
assegnato nell'altre cose tanto spendeva volentieri, ma con più risparmio
che poteva, nelle cose di pittura e di scultura, delle quali si dilettava molto,
gli fece fare il ritratto di sé e della sua donna in quella maniera che si
veggiono appresso Giovanbatista, suo figliuolo, nella casa che detto Agnolo
edificò bella e comodissima in Firenze nel corso de' Tintori, appresso al
canto degl'Alberti. Fece anco a Domenico Canigiani in un quadro la Nostra
Donna con il putto Gesù che fa festa a un San Giovannino portogli da Santa
Elisabetta che mentre lo sostiene con prontezza vivissima guarda un San
Giuseppo, il quale standosi appoggiato con ambe le mani a un bastone
china la testa verso quella vecchia, quasi maravigliandosi e lodandone la
grandezza di Dio che così attempata avesse un sì picciol figliuolo. E tutti
pare che stupischino del vedere con quanto senno in quella età sì tenera i
due cugini, l'uno reverente all'altro, si fanno festa; senza che ogni colpo di
colore nelle teste, nelle mani e ne' piedi sono anzi pennellate di carne che
tinta di maestro che faccia quell'arte. Questa nobilissima pittura è oggi
appresso gl'eredi del detto Domenico Canigiani, che la tengono in quella
stima che merita un'opera di Raffaello da Urbino.
Studiò questo eccellentissimo pittore nella città di Firenze le cose vecchie
di Masaccio, e quelle che vide nei lavori di Lionardo e di Michelagnolo lo
feciono attendere maggiormente agli studi e per conseguenza acquistarne
miglioramento straordinario all'arte et alla sua maniera. Ebbe oltre gl'altri,
mentre stette Raffaello in Fiorenza, stretta dimestichezza con fra'
Bartolomeo di San Marco, piacendogli molto e cercando assai d'imitare il
suo colorire, et all'incontro insegnò a quel buon padre i modi della
prospettiva, alla quale non aveva il frate atteso insino a quel tempo. Ma in
sulla maggior frequenza di questa pratica fu richiamato Raffaello a Perugia,
dove primieramente in San Francesco finì l'opera della già detta madonna
Atalanta Baglioni, della quale aveva fatto, come si è detto, il cartone in
Fiorenza. E in questa divinissima pittura un Cristo morto portato a
sotterrare, condotto con tanta freschezza e sì fatto amore, che a vederlo
pare fatto pur ora. Immaginossi Raffaello nel componimento di questa
opera il dolore che hanno i più stretti et amorevoli parenti nel riporre il
corpo d'alcuna più cara persona, nella quale veramente consista il bene,
l'onore e l'utile di tutta una famiglia: vi si vede la Nostra Donna venuta
meno, e le teste di tutte le figure molto graziose nel pianto e quella
particolarmente di San Giovanni, il quale, incrocicchiate le mani, china la
testa con una maniera da far comuovere qual è più duro animo a pietà. E