Page 672 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI RAFFAELLO D'URBINO PITTORE ET ARCHITETTO



Quanto largo e benigno si dimostri talora il cielo nell'accumulare in una
persona sola l'infinite richezze de' suoi tesori e tutte quelle grazie e' più rari
doni che in lungo spazio di tempo suol compartire fra molti individui,

chiaramente poté vedersi nel non meno eccellente che grazioso Raffael
Sanzio da Urbino. Il quale fu dalla natura dotato di tutta quella modestia e
bontà che suole alcuna volta vedersi in coloro che più degl'altri hanno a

una certa umanità di natura gentile aggiunto un ornamento bellissimo
d'una graziata affabilità, che sempre suol mostrarsi dolce e piacevole con
ogni sorte di persone et in qualunche maniera di cose. Di costui fece dono
al mondo la natura quando vinta dall'arte, per mano di Michelagnolo
Buonarroti, volle in Raffaello esser vinta dall'arte e dai costumi insieme.

E nel vero, poi che la maggior parte degl'artefici stati insino allora si

avevano dalla natura recato un certo che di pazzia e di salvatichezza che,
oltre all'avergli fatti astratti e fantastichi, era stata cagione che molte volte
si era più dimostrato in loro l'ombra e lo scuro de' vizii che la chiarezza e
splendore di quelle virtù che fanno gli uomini immortali, fu ben ragione
che, per contrario, in Raffaello facesse chiaramente risplendere tutte le più

rare virtù dell'animo, accompagnate da tanta grazia, studio, bellezza,
modestia et ottimi costumi, quanti sarebbono bastati a ricoprire ogni vizio
quantunque brutto et ogni macchia ancor che grandissima. Laonde, si può

dire sicuramente che coloro che sono possessori di tante rare doti, quante
si videro in Raffaello da Urbino, sian non uomini semplicemente, ma, se è
lecito dire, dèi mortali; e che coloro che nei ricordi della fama lasciano
quaggiù fra noi mediante l'opere loro onorato nome, possono anco sperare
d'avere a godere in cielo con degno guidardone alle fatiche e merti loro.

Nacque adunque Raffaello in Urbino, città notissima in Italia, l'anno 1483,

in venerdì santo a ore tre di notte, d'un Giovanni de' Santi, pittore non
molto eccellente, ma sì bene uomo di buono ingegno et atto a indirizzare i
figliuoli per quella buona via che a lui, per mala fortuna sua, non era stata
mostra nella sua gioventù. E perché sapeva Giovanni quanto importi

allevare i figliuoli non con il latte delle balie, ma delle proprie madri, nato
che gli fu Raffaello, al quale così pose nome al battesimo con buono
augurio, volle, non avendo altri figliuoli come non ebbe anco poi, che la
propria madre lo allattasse e che più tosto ne' teneri anni aparasse in casa

i costumi paterni che per le case de' villani e plebei uomini, men gentili o
rozzi costumi e creanze. E cresciuto che fu cominciò a esercitarlo nella
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