Page 668 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Raffaello da Urbino et altri architetti, che mise tutta l'opera in confusione;
onde si consumò molto tempo in ragionamenti. E finalmente l'opera (in
guisa seppe egli adoperarsi) fu data a lui, come a persona di più giudizio,
migliore ingegno e maggiore invenzione; per che Giuliano sdegnato,

parendogli avere ricevuto ingiuria dal Papa col quale aveva avuto stretta
servitù quando era in minor grado e la promessa di quella fabrica,
domandò licenza, e così, nonostante che egli fusse ordinato compagno di
Bramante in altri edifizii che in Roma si facevano, si partì e se ne tornò con

molti doni avuti dal Papa a Fiorenza. Il che fu molto caro a Piero Soderini, il
quale lo mise subito in opera.

Né passarono sei mesi che Messer Bartolomeo della Rovere, nipote del
Papa e compare di Giuliano, gli scrisse, a nome di Sua Santità, che egli
dovesse per suo utile ritornare a Roma; ma non fu possibile né con patti né
con promesse svolgere Giuliano, parendogli essere stato schernito dal

Papa. Ma finalmente, essendo scritto a Piero Soderini che per ogni modo
mandasse Giuliano a Roma perché Sua Santità voleva fornire la
fortificazione del Torrion tondo, cominciata da Nicola Quinto, e così quella
di Borgo e Belvedere et altre cose, si lasciò Giuliano persuadere dal

Soderino, e così andò a Roma, dove fu dal Papa ben raccolto e con molti
doni. Andando poi il Papa a Bologna, cacciati che ne furono i Bentivogli, per
consiglio di Giuliano deliberò far fare da Michelagnolo Buonarroti un papa
di bronzo, il che fu fatto, sì come si dirà nella vita di esso Michelagnolo.

Seguitò similmente Giuliano il Papa alla Mirandola e, quella presa, avendo
molti disagi e fatiche sopportato, se ne tornò con la corte a Roma. Né
essendo ancora la rabbia di cacciare i Franzesi d'Italia uscita di testa al
Papa, tentò di levare il governo di Fiorenza delle mani a Piero Soderini,

essendogli ciò, per fare quello che aveva in animo, di non piccolo
impedimento. Onde per queste cagioni, essendosi diviato il Papa dal
fabricare e nelle guerre intricato, Giuliano già stanco si risolvette
dimandare licenza al Papa, vedendo che solo alla fabrica di San Piero si

attendeva et anco a quella non molto. Ma rispondendogli il Papa in collera:
"Credi tu che non si trovino de' Giuliani da San Gallo?", egli rispose che non
mai di fede, né di servitù pari alla sua, ma che ritrovarebbe bene egli de'
principi di più integrità nelle promesse che non era stato il Papa verso sé.

Insomma, non gli dando altramente licenza, il Papa gli disse che altra volta
gliene parlassi.

Aveva intanto Bramante condotto a Roma Raffaello da Urbino, messelo in
opera a dipignere le camere papali, onde Giuliano vedendo che in quelle
pitture molto si compiaceva il Papa, e che egli disiderava che si dipignesse

la volta della cappella di Sisto suo zio, gli ragionò di Michelagnolo,
aggiugnendo che egli aveva già in Bologna fatta la statua di bronzo. La
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