Page 673 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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pittura, vedendolo a cotal arte molto inclinato, di bellissimo ingegno; onde
non passarono molti anni che Raffaello, ancor fanciullo, gli fu di grande
aiuto in molte opere che Giovanni fece nello stato d'Urbino.

In ultimo, conoscendo questo buono et amorevole padre che poco poteva
appresso di sé acquistare il figliuolo, si dispose di porlo con Pietro Perugino
il quale, secondo che gli veniva detto, teneva in quel tempo fra i pittori il

primo luogo; per che andato a Perugia, non vi trovando Pietro, si mise, per
più comodamente poterlo aspettare, a lavorare in San Francesco alcune
cose. Ma tornato Pietro da Roma, Giovanni, che persona costumata era e
gentile, fece seco amicizia e quando tempo gli parve, col più acconcio

modo che seppe, gli disse il desiderio suo. E così Pietro, che era cortese
molto et amator de' belli ingegni, accettò Raffaello; onde Giovanni
andatosene tutto lieto a Urbino e preso il putto, non senza molte lacrime
della madre che teneramente l'amava, lo menò a Perugia, là dove Pietro,

veduto la maniera del disegnare di Raffaello e le belle maniere e' costumi,
ne fé quel giudizio che poi il tempo dimostrò verissimo con gl'effetti. È cosa
notabilissima che, studiando Raffaello la maniera di Pietro, la imitò così a
punto et in tutte le cose che i suo' ritratti non si conoscevano dagl'originali

del maestro e fra le cose sue e di Pietro non si sapeva certo discernere,
come apertamente dimostrano ancora in San Francesco di Perugia alcune
figure che egli vi lavorò in una tavola a olio per madonna Madalena degli
Oddi, e ciò sono: una Nostra Donna assunta in cielo e Gesù Cristo che la

corona, e di sotto intorno al sepolcro sono i dodici Apostoli che
contemplano la gloria celeste. Et a' piè della tavola in una predella di figure
piccole, spartite in tre storie, è la Nostra Donna annunziata dall'Angelo;
quando i Magi adorano Cristo e quando nel tempio è in braccio a Simeone,

la quale opera certo è fatta con estrema diligenza e chi non avesse in
pratica la maniera, crederebbe fermamente che ella fusse di mano di
Pietro, là dove ell'è senza dubbio di mano di Raffaello. Dopo questa opera,
tornando Pietro per alcuni suoi bisogni a Firenze, Raffaello, partitosi di

Perugia, se n'andò con alcuni amici suoi a Città di Castello, dove fece una
tavola in Santo Agostino, di quella maniera e similmente in S. Domenico
una d'un Crucifisso, la quale, se non vi fusse il suo nome scritto, nessuno la
crederebbe opera di Raffaello, ma sì bene di Pietro. In San Francesco

ancora della medesima città fece in una tavoletta lo Sposalizio di Nostra
Donna, nel quale espressamente si conosce l'augumento della virtù di
Raffaello venire con finezza assotigliando e passando la maniera di Pietro.
In questa opera è tirato un tempio in prospettiva con tanto amore che è

cosa mirabile a vedere le difficultà che egli in tale esercizio andava
cercando.

In questo mentre, avendo egli acquistato fama grandissima nel seguito di
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