Page 677 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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di vero chi considera la diligenza, l'amore, l'arte e la grazia di quest'opera,
ha gran ragione di maravigliarsi perché ella fa stupire chiunque la mira per
l'aria delle figure, per la bellezza de' panni et insomma per una estrema
bontà ch'ell'ha in tutte le parti. Finito questo lavoro e tornato a Fiorenza,

gli fu dai Dei, cittadini fiorentini, allogata una tavola che andava alla
cappella dell'altar loro in Santo Spirito; et egli la cominciò e la bozza a
bonissimo termine condusse, et intanto fece un quadro che si mandò in
Siena, il quale nella partita di Raffaello rimase a Ridolfo del Ghirlandaio,

perch'egli finisse un panno azzurro che vi mancava. E questo avvenne
perché Bramante da Urbino, essendo a' servigi di Giulio II, per un poco di
parentela ch'aveva con Raffaello e per essere di un paese medesimo, gli
scrisse che aveva operato col Papa, il quale aveva fatto fare certe stanze

ch'egli potrebbe in quelle mostrar il valor suo. Piacque il partito a Raffaello,
perché lasciate l'opere di Fiorenza e la tavola dei Dei non finita, ma in quel
modo che poi la fece porre Messer Baldassarre da Pescia nella Pieve della
sua patria dopo la morte di Raffaello, si trasferì a Roma, dove giunto,

Raffaello trovò che gran parte delle camere di palazzo erano state dipinte e
tuttavia si dipignevano da più maestri; e così stavano, come si vedeva, che
ve n'era una che da Pietro della Francesca vi era una storia finita, e Luca
da Cortona aveva condotta a buon termine una facciata, e don Pietro della

Gatta, abbate di San Clemente di Arezzo, vi aveva cominciato alcune cose;
similmente Bramantino da Milano vi aveva dipinto molte figure, le quali la
maggior parte erano ritratti di naturale che erano tenuti bellissimi.

Laonde Raffaello, nella sua arrivata avendo ricevute molte carezze da papa
Iulio, cominciò nella camera della Segnatura una storia quando i Teologi
accordano la filosofia e l'astrologia con la teologia, dove sono ritratti tutti i

savi del mondo che disputano in vari modi; sonvi in disparte alcuni
astrologi che hanno fatto figure sopra certe tavolette e caratteri in varii
modi di geomanzia e d'astrologia, et ai Vangelisti le mandano per certi
Angeli bellissimi, i quali Evangelisti le dichiarano. Fra costoro è un Diogene

con la sua tazza a giacere in su le scalee, figura molto considerata et
astratta, che per la sua bellezza e per lo suo abito così accaso è degna
d'essere lodata. Similmente vi è Aristotile e Platone, l'uno col Timeo in
mano, l'altro con l'Etica, dove intorno li fanno cerchio una grande scuola di

filosofi. Né si può esprimere la bellezza di quelli astrologi e geometri che
disegnano con le seste in su le tavole moltissime figure e caratteri. Fra i
medesimi, nella figura d'un giovane di formosa bellezza, il quale apre le
braccia per maraviglia e china la testa, è il ritratto di Federigo II, Duca di

Mantova, che si trovava allora in Roma. Èvvi similmente una figura che,
chinata a terra con un paio di seste in mano, le gira sopra le tavole, la
quale dicono essere Bramante architettore, che egli non è men desso che
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