Page 679 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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essa fanno vari componimenti, e con le altre e da questa banda vi fé poi,
sopra la già detta finestra, il monte di Parnaso. Nell'altro tondo, che è fatto
sopra la storia dove i Santi Dottori ordinano la messa, è una Teologia con
libri et altre cose attorno, co' medesimi putti, non men bella che gl'altri. E
sopra l'altra finestra che volta nel cortile, fece nell'altro tondo una Giustizia
con le sue bilance e la spada inalberata, con i medesimi putti che a l'altre
di somma bellezza, per aver egli nella storia di sotto della faccia fatto
come si dà le leggi civili e le canoniche, come a suo luogo diremo. E così
nella volta medesima in su le cantonate de' peducci di quella, fece quattro
storie disegnate e colorite con una gran diligenza, ma di figure di non
molta grandezza. In una delle quali verso la Teologia fece il peccar di
Adamo, lavorato con leggiadrissima maniera, il mangiare del pomo; et in
quella dove è la Astrologia vi è ella medesima che pone le stelle fisse e
l'erranti a' luoghi loro. Nell'altra poi del monte di Parnaso è Marsia fatto
scorticare a uno albero da Apollo; e, di verso la storia dove si danno i
decretali, è il giudizio di Salamone quando egli vuol fare dividere il
fanciullo. Le quali quattro istorie sono tutte piene di senso e di affetto, e
lavorate con disegno bonissimo e di colorito vago e graziato. Ma finita
oramai la volta, cioè il cielo di quella stanza, resta che noi raccontiamo
quello che e' fece faccia per faccia appiè delle cose dette di sopra.
Nella facciata dunque di verso Belvedere, dove è il monte Parnaso e il
fonte di Elicona, fece intorno a quel monte una selva onbrosissima di lauri,
ne' quali si conosce per la loro verdezza quasi il tremolare delle foglie per
l'aure dolcissime e nella aria una infinità di Amori ignudi con bellissime arie
di viso, che colgono rami di lauro e ne fanno ghirlande, e quelle spargano e
gettano per il monte; nel quale pare che spiri veramente un fiato di divinità
nella bellezza delle figure e da la nobiltà di quella pittura, la quale fa
maravigliare chi intensissimamente la considera, come possa ingegno
umano con l'imperfezzione di semplici colori ridurre con l'eccellenzia del
disegno le cose di pittura a parere vive, sì come sono anco vivissimi que'
poeti che si veggono sparsi per il monte, chi ritti, chi a sedere e chi
scrivendo, altri ragionando et altri cantando o favoleggiando insieme, a
quattro, a sei, secondo che gli è parso di scompartirgli. Sonvi ritratti di
naturale tutti i più famosi et antichi e moderni poeti che furono e che erano
fino al suo tempo, i quali furono cavati parte da statue, parte da medaglie
e molti da pitture vecchie et ancora di naturale mentre che erano vivi da lui
medesimo. E, per cominciarmi da un capo, quivi è Ovidio, Virgilio, Ennio,
Tibullo, Catullo, Properzio et Omero che, cieco con la testa elevata
cantando versi, ha a' piedi uno che gli scrive; vi sono poi tutte in un gruppo
le nove Muse et Appollo con tanta bellezza d'arie e divinità nelle figure, che
grazia e vita spirano ne' fiati loro. Èvvi la dotta Saffo et il divinissimo