Page 718 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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grande et altre sì fatte disformità, somigliano nondimeno il naturale, per
aver egli ben preso l'aria di colui. Là dove per contrario molti eccellenti
maestri hanno fatto pitture e ritratti di tutta perfezzione in quanto all'arte,
ma non somigliano, né poco, né assai colui per cui sono stati fatti. E per

dire il vero chi fa ritratti, dee ingegnarsi, senza guardare a quello che si
richiede in una perfetta figura, fare che somiglino colui per cui si fanno. Ma
quando somigliano e sono anco belli allora si possono dir opere singolari e
gl'artefici loro eccellentissimi. Questo Antonio dunque, oltre a molti ritratti

fece molte tavole per Firenze, ma farò solamente, per brevità, menzione di
due che sono una in San Jacopo tra' Fossi al canto agl'Alberti, nella quale
fece un Crocifisso con Santa Maria Madalena e San Francesco; nell'altra,
che è nella Nunziata, è un San Michele che pesa l'anime.

L'altro dei due sopra detti fu Domenico Puligo, il quale fu di tutti gl'altri
sopra nominati più eccellente nel disegno e più vago e grazioso nel

colorito. Costui dunque, considerando che il suo dipignere con dolcezza
senza tignere l'opere o dar loro crudezza, ma che il fare a poco a poco
sfuggire i lontani, come velati da una certa nebbia, dava rilievo e grazia
alle sue pitture, e che se bene i contorni delle figure che faceva si

andavano perdendo, in modo che occultando gl'errori non si potevano
vedere ne' fondi dove erano terminate le figure; che nondimeno il suo
colorire e la bell'aria delle teste facevano piacere l'opere sue; tenne
sempre il medesimo modo di fare e la medesima maniera che lo fece

essere in pregio mentre che visse. Ma lasciando da canto il far memoria de'
quadri e de' ritratti che fece stando in bottega di Ridolfo, che parte furono
mandati di fuori e parte servirono la città, dirò solamente di quelle che fece
quando fu più tosto amico e concorrente di esso Ridolfo che discepolo; e di

quelle che fece essendo tanto amico d'Andrea del Sarto, che niuna cosa
aveva più cara che vedere quell'uomo in bottega sua, per imparare da lui,
mostrargli le sue cose e pigliarne parere, per fuggire i diffetti e gl'errori in
che incorrono molte volte coloro che non mostrano a nessuno dell'arte

quello che fanno; i quali, troppo fidandosi del proprio giudizio, vogliono
anzi essere biasimati dall'universale, fatte che sono l'opere, che corregerle
mediante gl'avvertimenti degl'amorevoli amici. Fece fra le prime cose
Domenico un bellissimo quadro di Nostra Donna a Messer Agnolo della

Stufa, che l'ha alla sua badia di Capalona nel contado d'Arezzo e lo tiene
carissimo, per essere stato condotto con molta diligenza e bellissimo
colorito. Dipinse un altro quadro di Nostra Donna, non meno bello che
questo, a Messer Agnolo Niccolini, oggi arcivescovo di Pisa e cardinale, il

quale l'ha nelle sue case a Fiorenza al Canto de' Pazzi. E parimente un altro
di simile grandezza e bontà, che è oggi appresso Filippo dell'Antella in
Fiorenza. In un altro, che è grande circa tre braccia, fece Domenico una
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