Page 721 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI ANDREA DA FIESOLE SCULTORE E D'ALTRI FIESOLANI
Perché non meno si richiede agli scultori avere pratica de' ferri che a chi
esercita la pittura quella de' colori, di qui avviene che molti fanno di terra
benissimo, che poi di marmo non conducono l'opere a veruna perfezzione;
et alcuni per lo contrario lavorano bene il marmo, senza avere altro
disegno che un non so che che hanno nell'idea di buona maniera, la
imitazione della quale si trae da certe cose che al giudizio piacciano, e che
poi, tolte all'imaginazione, si mettono in opera. Onde è quasi una
maraviglia vedere alcuni scultori, che senza saper punto disegnare in carta,
conducono nondimeno coi ferri l'opere loro a buono e lodato fine; come si
vide in Andrea di Piero di Marco Ferrucci, scultore da Fiesole, il quale nella
sua prima fanciullezza imparò i principii della scultura da Francesco di
Simone Ferucci, scultore da Fiesole. E, se bene da principio imparò
solamente a intagliare fogliami, acquistò nondimeno a poco a poco tanta
pratica nel fare che non passò molto che si diede a far figure; di maniera
che, avendo la mano resoluta e veloce, condusse le sue cose di marmo più
con un certo giudizio e pratica naturale, che per disegno che egli avesse.
Ma nondimeno attese un poco più all'arte, quando poi seguitò nel colmo
della sua gioventù Michele Maini scultore, similmente da Fiesole. Il quale
Michele fece nella Minerva di Roma il San Sebastiano di marmo, che fu
tanto lodato in que' tempi. Andrea dunque, essendo condotto a lavorare a
Imola, fece negl'Innocenti di quella città una cappella di macigno che fu
molto lodata. Dopo la quale opera se n'andò a Napoli, essendo là chiamato
da Antonio di Giorgio da Settignano, grandissimo ingegneri et architetto del
re Ferrante, appresso al quale era in tanto credito Antonio, che non solo
maneggiava tutte le fabriche del regno, ma ancora tutti i più importanti
negozii dello stato. Giunto Andrea in Napoli, fu messo in opera e lavorò
molte cose nel castello di San Martino et in altri luoghi della città per quel
re. Ma venendo a morte Antonio, poi che fu fatto sepelire da quel re non
con esequie da architettore, ma reali e con venti coppie d'imbastiti che
l'accompagnarono alla sepoltura, Andrea si partì da Napoli, conoscendo che
quel paese non faceva per lui, e se ne tornò a Roma, dove stette per
qualche tempo attendendo agli studi dell'arte et a lavorare.
Dopo, tornato in Toscana, lavorò in Pistoia, nella chiesa di San Iacopo, la
cappella di marmo dove è il battesimo, e con molta diligenza condusse il
vaso di detto battesimo con tutto il suo ornamento. E nella faccia della
cappella fece due figure grandi quanto il vivo di mezzo rilievo, cioè San
Giovanni che battezza Cristo, molto ben condotta e con bella maniera. Fece