Page 725 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI VINCENZIO DA SAN GIMIGNANO E TIMOTEO DA URBINO

PITTORI


Dovendo io scrivere, dopo Andrea da Fiesole scultore, la vita di due
eccellenti pittori, cioè di Vincenzio da S. Gimignano di Toscana e di

Timoteo da Urbino, ragionerò prima di Vincenzo, essendo quello che è di
sopra il suo ritratto e poi immediate di Timoteo, essendo stati quasi in un
medesimo tempo et ambidue discepoli et amici di Raffaello. Vincenzio

dunque, il quale per il grazioso Raffaello da Urbino lavorò in compagnia di
molti altri nelle logge papali, si portò di maniera che fu da Raffaello e da
tutti gl'altri molto lodato. Onde, essendo perciò messo a lavorare in Borgo
dirimpetto al palazzo di Messer Giovanbattista dall'Aquila, fece con molta
sua lode in una faccia di terretta un fregio, nel quale figurò le nove Muse

con Apollo in mezzo e sopra alcuni leoni, impresa del papa, i quali sono
tenuti bellissimi. Aveva Vincenzio la sua maniera diligentissima, morbida
nel colorito e le figure sue erano molto grate nell'aspetto, et insomma egli

si sforzò sempre d'imitare la maniera di Raffaello da Urbino; il che si vede
anco nel medesimo Borgo dirimpetto al palazzo del cardinale d'Ancona in
una facciata della casa che fabricò Messer Giovanantonio Battiferro da
Urbino, il quale, per la stretta amicizia che ebbe con Raffaello, ebbe da lui
il disegno di quella facciata, et in corte per mezzo di lui molti benefici e

grosse entrate. Fece dunque Raffaello in questo disegno, che poi fu messo
in opera da Vincenzio, alludendo al casato de' Battiferri, i Ciclopi che
battono i fulmini a Giove; et in un'altra parte Vulcano che fabrica le saette

a Cupido, con alcuni ignudi bellissimi et altre storie e statue bellissime.
Fece il medesimo Vincenzo, in su la piazza di San Luigi de' Franzesi in
Roma, in una facciata, moltissime storie: la morte di Cesare et un trionfo
della Giustizia, et in un fregio una battaglia di cavalli fieramente e con
molta diligenza condotti. Et in questa opera, vicino al tetto fra le finestre,

fece alcune virtù molto ben lavorate. Similmente nella facciata degl'Epifanii
dietro alla curia di Pompeo, e vicino a Campo di Fiore fece i Magi che
seguono la stella et infiniti altri lavori per quella città, la cui aria e sito par

che sia in gran parte cagione che gl'animi operino cose maravigliose. E
l'esperienza fa conoscere che molte volte uno stesso uomo non ha la
medesima maniera, né fa le cose della medesima bontà in tutti i luoghi,
ma migliori e peggiori secondo la qualità del luogo.

Essendo Vincenzio in bonissimo credito in Roma, seguì l'anno MDXXVII la
rovina et il sacco di quella misera città, stata signora delle genti. Perché

egli oltre modo dolente se ne tornò alla sua patria, San Gimignano. Là
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