Page 726 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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dove fra i disagi patiti e l'amore venutogli, meno delle cose dell'arti,
essendo fuor dell'aria che i begli ingegni alimentando fa loro operare cose
rarissime, fece alcune cose, le quali io mi tacerò per non coprire con queste
la lode et il gran nome che s'aveva in Roma onorevolmente acquistato.
Basta, che si vede espressamente che le violenze deviano forte i pellegrini
ingegni da quel primo obietto e le fanno torcere la strada in contrario; il
che si vede anco in un compagno di costui chiamato Schizzone, il quale
fece in Borgo alcune cose molto lodate, e così in Camposanto di Roma et in
Santo Stefano degl'Indiani. E poi anch'egli dalla poca discrezione de' soldati
fu fatto deviare dall'arte et indi a poco perdere la vita.
Morì Vincenzio in San Gimignano sua patria, essendo vissuto sempre poco
lieto, dopo la sua partita di Roma.
Timoteo pittore da Urbino nacque di Bartolomeo della Vite, cittadino
d'onesta condizione, e di Calliope, figliuola di maestro Antonio Alberto da
Ferrara, assai buon pittore del tempo suo, secondo che le sue opere in
Urbino et altrove ne dimostrano. Ma essendo ancor fanciullo Timoteo,
mortogli il padre, rimase al governo della madre Calliope con buono e
felice augurio, per essere Calliope una delle nove Muse e per la conformità
che hanno in fra di loro la pittura e la poesia. Poi, dunque, che fu il
fanciullo allevato dalla prudente madre costumatamente, e da lei
incaminato nei studi delle prime arti e del disegno parimente, venne
apunto il giovane in cognizione del mondo quando fioriva il divino Raffaello
Sanzio, et attendendo nella sua prima età all'orefice, fu chiamato da
Messer Pierantonio suo maggiore fratello, che allora studiava in Bologna, in
quella nobilissima patria, acciò sotto la disciplina di qualche buon maestro
seguitasse quell'arte a che pareva fusse inclinato da natura. Abitando
dunque in Bologna, nella quale città dimorò assai tempo e fu molto
onorato e trattenuto in casa con ogni sorte di cortesia dal magnifico e
nobile Messer Francesco Gombruti, praticava continuamente Timoteo con
uomini virtuosi e di bello ingegno; per ché, essendo in pochi mesi per
giovane giudizioso conosciuto et inchinato molto più alle cose di pittura che
all'orefice, per averne dato saggio in alcuni molto ben condotti ritratti
d'amici suoi e d'altri, parve al detto suo fratello, per seguitare il genio del
giovane, essendo anco a ciò persuaso dagl'amici, levarlo dalle lime e dagli
scarpelli e che si desse tutto allo studio del disegnare. Di che essendo egli
contentissimo, si diede subito al disegno et alle fatiche dell'arte, ritraendo
e disegnando tutte le migliori opere di quella città, e, tenendo stretta
dimestichezza con pittori, si incaminò di maniera nella nuova strada, che
era maraviglia il profitto che faceva di giorno in giorno, e tanto più quanto
senza alcuna particolare disciplina di appartato maestro apprendeva
facilmente ogni difficile cosa. Laonde, innamorato del suo esercizio et