Page 731 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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sei da ogni banda; e sopra le colonne posto l'architrave, fregio e cornice,
fece una volta a botte, tutta della medesima pietra, con uno spartimento
pieno d'intagli, che fu cosa nuova, varia, ricca e molto lodata. Ben è vero
che se il detto spartimento della volta fusse ne' diritti delle colonne venuto
a cascare con le cornici, che vanno facendo divisione intorno ai quadri e
tondi che ornano quello spartimento con più giusta misura e proporzione,
questa opera sarebbe in tutte le parti perfettissima e sarebbe stato cosa
agevole il ciò fare. Ma secondo che io già intesi da certi vecchi amici
d'Andrea, egli si difendeva con dire l'avere osservato nella volta il modo del
partimento della Ritonda di Roma, dove le costole, che si partono dal tondo
del mezzo di sopra, cioè dove ha il lume quel tempio, fanno dall'una
all'altra i quadri degli sfondati dei rosoni, che a poco a poco diminuiscono,
et il medesimo fa la costola, perché non casca in su la dirittura delle
colonne. Aggiugneva Andrea, se chi fece quel tempio della Ritonda, che è il
meglio inteso e misurato che sia e fatto con più proporzione, non tenne di
ciò conto in una volta di maggior grandezza e di tanta importanza, molto
meno dovea tenerne egli in uno spartimento di sfondati minori. Nondimeno
molti artefici, e particolarmente Michelagnolo Buonarotti, sono stati
d'opinione che la ritonda fusse fatta da tre architetti e che il primo la
conducesse al fine della cornice, che è sopra le colonne; l'altro dalla cornice
in su, dove sono quelle finestre d'opera più gentile; perché invero questa
seconda parte è di maniera varia e diversa dalla parte di sotto, essendo
state seguitate le volte senza ubidire ai diritti con lo spartimento; il terzo si
crede che facesse quel portico, che fu cosa rarissima; per le quali cagioni i
maestri, che oggi fanno questa arte, non cascherebbono in così fatto errore
per iscusarsi poi come faceva Andrea. Al quale essendo, dopo questa
opera, allogata la cappella del Sagramento nella medesima chiesa della
famiglia de' Corbinelli, egli la lavorò con molta diligenza, imitando ne' bassi
rilievi Donato e gl'altri artefici eccellenti, e non perdonando a niuna fatica
per farsi onore, come veramente fece. In due nicchie, che mettono in
mezzo un bellissimo tabernacolo, fece due Santi, poco maggiori d'un
braccio l'uno, cioè San Iacopo e San Matteo, lavorati con tanta vivacità e
bontà, che si conosce in loro tutto il buono e niuno errore. Così fatti anco
sono due Angeli tutti tondi, che sono in questa opera per finimento, con i
più bei panni, essendo essi in atto di volare, che si possino vedere; et in
mezzo è un Cristo piccolino ignudo molto grazioso. Vi sono anco alcune
storie di figure piccole nella predella e sopra il tabernacolo, tanto ben fatte,
che la punta d'un pennello a pena farebbe quello che fece Andrea con lo
scarpello.
Ma chi vuole stupire della diligenza di questo uomo singolare guardi tutta
l'opera di quella architettura, tanto bene condotta e commessa per cosa