Page 761 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI GIOVAN FRANCESCO DETTO IL FATTORE FIORENTINO E
DI PELLEGRINO DA MODANA PITTORI
Giovanfrancesco Penni, detto il Fattore, pittor fiorentino, non fu manco
obligato alla fortuna che egli si fusse alla bontà della sua natura, poiché i
costumi, l'inclinazione alla pittura e l'altre sue virtù, furono cagione che
Raffaello da Urbino se lo prese in casa et insieme con Giulio Romano se
l'allevò e tenne poi sempre l'uno e l'altro come figliuoli, dimostrando alla
sua morte quanto conto tenesse d'amendue, nel lasciargli eredi delle virtù
sue e delle facultadi insieme. Giovanfrancesco dunque, il quale
cominciando da putto, quando prima andò in casa di Raffaello, a esser
chiamato il Fattore, si ritenne sempre quel nome, immitò ne' suoi disegni la
maniera di Raffaello e quella osservò del continuo, come ne possono far
fede alcuni suoi disegni che sono nel nostro libro. E non è gran fatto che
molti se ne veggiano e tutti con diligenza finiti, perché si dilettò molto più
di disegnare che di colorire. Furono le prime cose di Giovan Francesco da
lui lavorate nelle logge del papa a Roma in compagnia di Giovanni da
Udine, di Perino del Vaga e d'altri eccellenti maestri. Nelle quali opere si
vede una bonissima grazia e di maestro che attendesse alla perfezzione
delle cose; fu universale e dilettossi molto di far paesi e casamenti; colorì
bene a olio, a fresco et a tempera e ritrasse di naturale eccellentemente e
fu in ogni cosa molto aiutato dalla natura, intanto che senza molto studio
intendeva bene tutte le cose dell'arte, onde fu di grande aiuto a Raffaello a
dipignere gran parte de' cartoni dei panni d'arazzo della cappella del papa
e del Concistoro, e particolarmente le fregiature. Lavorò anco molte altre
cose con i cartoni et ordine di Raffaello, come la volta d'Agostino Chigi in
Trastevere e molti quadri, tavole et altre opere diverse. Nelle quali si portò
tanto bene, che meritò più l'un giorno che l'altro da Raffaello essere amato.
Fece in Monte Giordano in Roma una facciata di chiaro scuro et in Santa
Maria di Anima, alla porta del fianco che va alla Pace, in fresco un San
Cristofano d'otto braccia, che è bonissima figura; et in quest'opera è un
romito in una grotta con una lanterna in mano, con buon disegno e grazia
unitamente condotto. Venuto poi Giovan Francesco a Firenze, fece a
Lodovico Capponi a Montughi, luogo fuor della porta a San Gallo, un
tabernacolo con una Nostra Donna molto lodata. Intanto, venuto a morte
Raffaello, Giulio Romano e Giovan Francesco, stati suoi discepoli, stettono
molto tempo insieme e finirono di compagnia l'opere che di Raffaello erano
rimase imperfette, e particolarmente quelle che egli aveva cominciato nella
vigna del papa e similmente quelle della sala grande di palazzo; dove sono
di mano di questi due dipinti le storie di Gostantino con bonissime figure e