Page 765 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA D'ANDREA DEL SARTO ECCELLENTISSIMO PITTORE

FIORENTINO


Eccoci dopo le vite di molti artefici stati eccellenti chi per colorito, chi per
disegno e chi per invenzione, pervenuti all'eccellentissimo Andrea del

Sarto: nel quale uno mostrarono la natura e l'arte tutto quello che può far
la pittura, mediante il disegno, il colorire e l'invenzione; in tanto che, se
fusse stato Andrea d'animo alquanto più fiero et ardito, sì come era

d'ingegno e giudizio profondissimo in questa arte, sarebbe stato senza
dubitazione alcuna senza pari. Ma una certa timidità d'animo, et una sua
certa natura dimessa e semplice, non lasciò mai vedere in lui un certo
vivace ardore, né quella fierezza, che aggiunta all'altre sue parti l'arebbe
fatto essere nella pittura veramente divino; perciò che egli mancò per

questa cagione di quegli ornamenti, grandezza e copiosità di maniere, che
in molti altri pittori si sono vedute. Sono non di meno le sue figure, se bene
semplici e pure, bene intese, senza errori et in tutti i conti di somma

perfezzione; l'arie delle teste, così di putti come di femmine, sono naturali
e graziose, e quelle de' giovani e de' vecchi con vivacità e prontezza
mirabile; i panni begli a maraviglia e gl'ignudi molto bene intesi. E se bene
disegnò semplicemente, sono non di meno i coloriti suoi rari e veramente
divini.

Nacque Andrea l'anno 1478 in Fiorenza di padre che esercitò sempre l'arte

del sarto, onde egli fu sempre così chiamato da ognuno. E pervenuto all'età
di sette anni, levato dalla scuola di leggere e scrivere, fu messo all'arte
dell'orefice. Nella quale molto più volentieri si esercitò sempre (a ciò spinto
da naturale inclinazzione) in disegnare che in maneggiando ferri per
lavorare d'argento o d'oro; onde avvenne che Gian Barile, pittore

fiorentino, ma grosso e plebeo, veduto il buon modo di disegnare del
fanciullo, se lo tirò appresso e, fattogli abbandonare l'orefice, lo condusse
all'arte della pittura. Nella quale cominciandosi ad esercitare Andrea con

suo molto piacere, conobbe che la natura per quello esercizio l'aveva
creato; onde cominciò in assai picciolo spazio di tempo a far cose con i
colori, che Gian Barile e gl'altri artefici della città ne restavano maravigliati.

Ma avendo dopo tre anni fatto bonissima pratica nel lavorare e studiando
continuamente, s'avvide Gian Barile che, attendendo il fanciullo a quello
studio, egli era per fare una straordinaria riuscita, perché, parlatone con

Piero di Cosimo, tenuto allora dei migliori pittori che fussero in Fiorenza,
acconciò seco Andrea il quale, come desideroso d'imparare, non restava
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