Page 762 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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condotte con bella pratica e maniera, ancor che le invenzioni e gli schizzi
delle storie venissero in parte da Raffaello. Mentre che questi lavori si
facevano, Perino del Vaga, pittore molto eccellente, tolse per moglie una
sorella di Giovan Francesco, onde fecero molti lavori insieme, e seguitando

poi Giulio e Giovan Francesco fecero in compagnia una tavola di due pezzi,
drentovi l'assunzione di Nostra Donna che andò a Perugia a Monteluci, e
così altri lavori e quadri per diversi luoghi. Avendo poi commessione da
Papa Clemente di fare una tavola simile a quella di Raffaello che è a San

Piero a Montorio, la quale si aveva a mandare in Francia, dove quella era
prima stata da Raffaello destinata, la cominciarono et appresso venuti a
divisione e partita la roba, i disegni et ogni altra cosa lasciata loro a
Raffaello, Giulio se n'andò a Mantova, dove al Marchese lavorò infinite

cose; là dove, non molto dopo, capitando ancor Giovan Francesco, o
tiratovi dall'amicizia di Giulio o da speranza di dovervi lavorare, fu sì poco
da Giulio accarezzato, che se ne partì tostamente e, girata la Lombardia,
se ne tornò a Roma; e da Roma in sulle galee se n'andò a Napoli dietro al

Marchese del Vasto, portando seco la tavola finita, che era imposta, di San
Piero a Montorio et altre cose, le quali fece posare in Ischia, isola del
Marchese. Ma la tavola fu posta poi, dove è oggi, in Napoli nella chiesa di
Santo Spirito degl'Incurabili. Fermatosi dunque Giovan Francesco in Napoli

et attendendo a disegnare e dipignere, si tratteneva, essendo da lui molto
carezzato, con Tommaso Cambi, mercante fiorentino che governava le
cose di quel signore. Ma non vi dimorò lungamente perché, essendo di
mala complessione, ammalatosi vi si morì con incredibile dispiacere di quel

signor Marchese e di chiunche lo conosceva.
Ebbe costui un fratello, similmente dipintore, chiamato Luca, il quale lavorò

in Genoa con Perino suo cognato et in Lucca et in molti altri luoghi d'Italia.
E finalmente se n'andò in Inghilterra dove avendo alcune cose lavorato al
re e per alcuni mercanti, si diede finalmente a far disegni per mandar fuori
stampe di rame che si conoscono, oltre alla maniera, al nome suo: e fra

l'altre è sua opera una carta, dove alcune femmine sono in un bagno,
l'originale della quale di propria mano di Luca è nel nostro libro. Fu
discepolo di Giovan Francesco Lionardo, detto il Pistoia per esser pistolese,
il quale lavorò alcune cose in Lucca et in Roma fece molti ritratti di

naturale; et in Napoli per il vescovo d'Ariano Diomede Caraffa, oggi
cardinale, fece in San Domenico una tavola della lapidazione di Santo
Stefano in una sua cappella. Et in Monte Oliveto ne fece un'altra, che fu
posta all'altar maggiore, e levatane poi per dar luogo a un'altra di simile

invenzione di mano di Giorgio Vasari aretino. Guadagnò Lionardo molti
danari con que' signori napoletani, ma ne fece poco capitale, perché se gli
giocava di mano in mano. E finalmente si morì in Napoli, lasciando nome di
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