Page 763 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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essere stato buono coloritore, ma non già d'avere avuto molto buon
disegno. Visse Giovan Francesco anni 40, e l'opere sue furono circa al 1528.

Fu amico di Giovan Francesco e discepolo anch'egli di Raffaello, Pellegrino
da Modana, il quale avendosi nella pittura acquistato nome di bello
ingegno nella patria, deliberò, udite le maraviglie di Raffaello da Urbino,
per corrispondere mediante l'affaticarsi alla speranza già conceputa di lui,

andarsene a Roma; là dove, giunto, si pose con Raffaello, che niuna cosa
negò mai agl'uomini virtuosi. Erano allora in Roma infiniti giovani che
attendevano alla pittura et emulando fra loro cercavano l'uno l'altro
avanzare nel disegno, per venire in grazia di Raffaello e guadagnarsi nome

fra i popoli, per che attendendo continuamente Pellegrino agli studi,
divenne, oltre al disegno, di pratica maestrevole nell'arte. E quando Leone
Decimo fece dipignere le logge a Raffaello, vi lavorò anch'egli in compagnia
degl'altri giovani e riuscì tanto bene che Raffaello si servì poi di lui in molte

altre cose. Fece Pellegrino in Santo Eustachio di Roma, entrando in chiesa,
tre figure in fresco a uno altare, e nella chiesa de' Portughesi alla Scrofa la
cappella dell'altare maggiore in fresco, insieme con la tavola. Dopo,
avendo in San Iacopo della nazione spagnuola fatta fare il cardinale

Alborense una cappella adorna di molti marmi, e da Iacopo Sansovino un
San Iacopo di marmo alto quattro braccia e mezzo e molto lodato,
Pellegrino vi dipinse in fresco le storie della vita di quello Apostolo, facendo
alle figure gentilissima aria a immitazione di Raffaello suo maestro et

avendo tanto bene accommodato tutto il componimento, che quell'opera
fece conoscere Pellegrino per uomo desto e di bello e buono ingegno nella
pittura. Finito questo lavoro, ne fece molti altri in Roma e da per sé et in
compagnia. Ma venuto finalmente a morte Raffaello, egli se ne tornò a

Modana, dove fece molte opere, et in fra l'altre per una Confraternita di
Battuti fece in una tavola a olio San Giovanni che battezza Cristo, e nella
chiesa de' Servi in un'altra tavola San Cosmo e Damiano con altre figure.
Dopo, avendo preso moglie, ebbe un figliuolo che fu cagione delle sua

morte; perché venuto a parole con alcuni suoi compagni, giovani
modanesi, n'amazzò uno. Di che portata la nuova a Pellegrino, egli, per
soccorrere al figliuolo, acciò non andasse in mano della giustizia, si mise in
via per trafugarlo. Ma non essendo ancora molto lontano da casa, lo

scontrarono i parenti del giovane morto, i quali andavano cercando
l'omicida; costoro dunque, affrontando Pellegrino, che non ebbe tempo a
fuggire, tutti infuriati poiché non avevano potuto giugnere il figliuolo, gli
diedero tante ferite, che lo lasciarono in terra morto. Dolse molto ai

Modanesi questo caso, conoscendo essi che per la morte di Pellegrino
restavano privi di uno spirito veramente peregrino e raro. Fu coetaneo di
costui Gaudenzio Milanese, pittore eccellente, pratico et espedito, il quale
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