Page 833 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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strinse in tal maniera, che il Rosso, non se ne potendo aiutare, né
difendere, si vide a mal partito, parendogli non solo avere falsamente
vituperato l'amico, ma ancora machiato il proprio onore, et il disdirsi, o
tenere altri vituperosi modi, lo dichiarava similmente uomo disleale e
cattivo. Per che deliberato di uccidersi da se stesso, più tosto che esser
castigato da altri, prese questo partito: un giorno che il re si trovava a
Fontanableò mandò un contadino a Parigi per certo velenosissimo liquore,
mostrando voler servirsene per far colori o vernici, con animo, come fece,
d'avelenarsi. Il contadino dunque tornandosene con esso (tanta era la
malignità di quel veleno) per tenere solamente il dito grosso sopra la bocca
dell'ampolla turata diligentemente con la cera, rimase poco meno che
senza quel dito, avendoglielo consumato e quasi mangiato la mortifera
virtù di quel veleno, che poco appresso uccise il Rosso, avendolo egli, che
sanissimo era, preso, perché gli togliesse, come in poche ore fece, la vita.
La qual nuova essendo portata al re senza fine gli dispiacque, parendogli
aver fatto nella morte del Rosso perdita del più eccellente artefice de'
tempi suoi. Ma perché l'opera non patisse, la fece seguitare a Francesco
Primaticcio bolognese, che già gl'aveva fatto, come s'è detto, molte opere,
donandogli una buona badia, sì come al Rosso avea fatto un canonicato.
Morì il Rosso l'anno 1541, lasciando di sé gran disiderio agl'amici et
agl'artefici, i quali hanno mediante lui conosciuto quanto acquisti appresso
a un prencipe uno che sia universale, et in tutte l'azzioni manieroso e
gentile, come fu egli, il quale per molte cagioni ha meritato e merita di
essere ammirato come veramente eccellentissimo.