Page 829 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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messa in opera, e fattala a olio come aveva a farla in fresco, ella sarebbe
stata veramente un miracolo. Ma egli fu sempre nemico del lavorare in
fresco, e però si andò temporeggiando in fare i cartoni, per farla finire a
Raffaello dal Borgo et altri, tanto ch'ella non si fece.
In quel medesimo tempo, essendo persona cortese, fece molti disegni in
Arezzo e fuori, per pitture e fabriche: come ai rettori della fraternita quello
della cappella che è a' piè di piazza, dove è oggi il volto santo, per i quali
aveva disegnato una tavola che s'aveva a porre di sua mano nel medesimo
luogo, dentro una Nostra Donna che ha sotto il manto un popolo. Il quale
disegno, che non fu messo in opera, è nel nostro libro insieme con molti
altri bellissimi di mano del medesimo. Ma tornando all'opera ch'egli doveva
fare alla Madonna delle Lacrime, gl'entrò mallevadore di questa opera
Giovanni Antonio Lappoli aretino et amico suo fidatissimo, che con ogni
modo di servitù gli usò termini di amorevolezza. Ma l'anno 1530, essendo
l'assedio intorno a Fiorenza, et essendo gli Aretini, per la poca prudenza di
papa Altoviti, rimasi in libertà, essi combatterono la cittadella e la
mandarono a terra. E perché que' popoli mal volentieri vedevano i
Fiorentini, il Rosso non si volle fidar di essi e se n'andò al Borgo San
Sepolcro, lasciando i cartoni et i disegni dell'opera serrati in Cittadella:
perché quelli che a Castello gli aveva allogato la tavola, volsero che la
finisse; e per il male che avea avuto a Castello, non volle ritornarvi, e così
al Borgo finì la tavola loro. Né mai a essi volse dare allegrezza di poterla
vedere: dove figurò un popolo et un Cristo in aria adorato da quattro
figure, e quivi fece Mori, Zingani e le più strane cose del mondo; e da le
figure in fuori, che di bontà son perfette, il componimento attende a ogni
altra cosa, che all'animo di coloro che gli chiesero tale pittura. In quel
medesimo tempo, che tal cosa faceva, disotterrò de' morti nel vescovado
ove stava, e fece una bellissima notomia. E nel vero era il Rosso
studiosissimo delle cose dell'arte, e pochi giorni passavano che non
disegnasse qualche nudo di naturale.
Ora, avendo egli sempre avuto capriccio di finire la sua vita in Francia e
torsi, come diceva egli, a una certa miseria e povertà nella quale si stanno
gli uomini che lavorano in Toscana e ne' paesi dove sono nati, deliberò di
partirsi. Et avendo a punto, per comparire più pratico in tutte le cose et
essere universale, apparata la lingua latina, gli venne occasione
d'affrettare maggiormente la sua partita, perciò che, essendo un giovedì
santo, quando si dice matutino la sera, un giovinetto aretino suo creato in
chiesa, e facendo con un moccolo acceso e con pece greca alcune vampe e
fiamme di fuoco, mentre si facevano, come si dice, le tenebre, fu il putto
da alcuni preti sgridato et alquanto percosso. Di che avedutosi il Rosso, al
quale sedeva il fanciullo a canto, si rizzò con mal animo alla volta del