Page 824 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DEL ROSSO PITTOR FIORENTINO



Gli uomini pregiati che si danno alle virtù, e quelle con tutte le forze loro
abbracciano, sono pur qualche volta, quando manco ciò si aspettava,
esaltati et onorati eccessivamente nel cospetto di tutto il mondo; come

apertamente si può vedere nelle fatiche che il Rosso pittor fiorentino pose
nell'arte della pittura. Le quali, se in Roma et in Fiorenza non furono da
quei che le potevano rimunerare sodisfatte, trovò egli pure in Francia chi

per quelle lo riconobbe di sorte, che la gloria di lui poté spegnere la sete in
ogni grado d'ambizione che possa 'l petto di qual si voglia artefice
occupare. Né poteva egli in quell'essere conseguir dignità, onore, o grado
maggiore, poi che sopra ogn'altro del suo mestiero, da sì gran re, come è
quello di Francia, fu ben visto e pregiato molto. E nel vero i meriti d'esso

erano tali, che se la fortuna gli avesse procacciato manco, ella gli avrebbe
fatto torto grandissimo. Con ciò fusse che il Rosso era, oltra la pittura,
dotato di bellissima presenza; il modo del parlar suo era molto grazioso e

grave; era bonissimo musico et aveva ottimi termini di filosofia, e quel che
importava più che tutte l'altre sue bonissime qualità, fu che egli del
continuo nelle composizione delle figure sue era molto poetico, e nel
disegno fiero e fondato, con leggiadra maniera e terribilità di cose
stravaganti, et un bellissimo compositore di figure. Nella architettura fu

eccellentissimo e straordinario, e sempre, per povero ch'egli fosse, fu ricco
d'animo e di grandezza. Per il che coloro che nelle fatiche della pittura
terranno l'ordine che 'l Rosso tenne, saranno di continuo celebrati come

son l'opre di lui. Le quali di bravura non hanno pari, e senza fatiche di
stento son fatte, levato via da quelle un certo tisicume e tedio, che infiniti
patiscono per fare le loro cose di niente parere qualche cosa. Disegnò il
Rosso nella sua giovanezza al cartone di Michele Agnolo, e con pochi
maestri volle stare all'arte, avendo egli una certa sua opinione contraria

alle maniere di quegli, come si vede fuor della porta a S. Pier Gattolini di
Fiorenza, a Marignolle, in un tabernacolo lavorato a fresco per Piero Bartoli
con un Cristo morto, dove cominciò a mostrare quanto egli desiderasse la

maniera gagliarda e di grandezza più degl'altri, leggiadra e maravigliosa.
Lavorò sopra la porta di San Sebastiano de' Servi, essendo ancor sbarbato,
quando Lorenzo Pucci fu da papa Leone fatto cardinale, l'arme de' Pucci
con due figure che in quel tempo fece maravigliare gli artefici, non si
aspettando di lui quello che riuscì. Onde gli crebbe l'animo talmente, che

avendo egli a maestro Giacopo frate de' Servi, che attendeva alle poesie,
fatto un quadro d'una Nostra Donna con la testa di S. Giovanni Evangelista
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