Page 1005 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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porta detta di sopra, e finì sei putti, i quali sono molto bene condotti. E così
doveva seguitare intorno intorno, che certo era ornamento molto ricco e
molto bello, e sarebbe riuscita tutta insieme un'opera molto onorata, ma
venutagli voglia di ritornare a Genova, dove aveva preso e pratiche
amorose et altri suoi piaceri, a' quali egli era inclinato a certi tempi. Nella
sua partita diede una tavoletta dipinta a olio, ch'egli aveva fatta loro, alle
monache di San Maffeo, che è dentro nel munistero fra loro. Arrivato poi in
Genova, dimorò in quella molti mesi facendo per il prencipe altri lavori
ancora.
Dispiacque molto all'Operaio di Pisa la partita sua, ma molto più il
rimanere quell'opera imperfetta, onde non restava di scrivergli ogni giorno
che tornasse, né di domandarne la moglie d'esso Perino, la quale egli
aveva lasciata in Pisa; ma veduto finalmente che questa era cosa
lunghissima, non rispondendo o tornando, allogò la tavola di quella
cappella a Giovann'Antonio Sogliani, che la finì e la mise al suo luogo.
Ritornato non molto dopo Perino in Pisa, vedendo l'opera del Sogliano si
sdegnò, né volle altrimenti seguitare quello che aveva cominciato, dicendo
non volere che le sue pitture servissino per fare ornamento ad altri
maestri. Laonde si rimase per lui imperfetta quell'opera, e Giovan Antonio
la seguitò tanto che egli vi fece quattro tavole, le quali parendo poi a
Sebastiano della Seta, nuovo Operaio, tutte in una medesima maniera e
più tosto manco belle della prima, ne allogò a Domenico Beccafumi
sanese, dopo la prova di certi quadri che egli fece intorno alla sagrestia che
son molto belli, una tavola ch'egli fece in Pisa. La quale non sodisfacendoli
come i quadri primi, ne fecero fare due ultime, che vi mancavano, a Giorgio
Vasari aretino, le quali furono poste alle due porte accanto alle mura delle
cantonate nella facciata dinanzi della chiesa. De le quali insieme con le
altre molte opere grandi e piccole, sparse per Italia e fuora in più luoghi,
non conviene che io parli altramenti, ma ne lascerò il giudizio libero a chi le
ha vedute o vedrà. Dolse veramente quest'opera a Perino, avendo già fatti
i disegni, che erano per riuscire cosa degna di lui e da far nominare quel
tempio, oltre all'antichità sue, molto maggiormente, e da fare immortale
Perino ancora.
Era a Perino nel suo dimorare tanti anni in Genova, ancora che egli ne
cavasse utilità e piacere, venutagli a fastidio, ricordandosi di Roma nella
felicità di Leone. E quantunque egli nella vita del cardinale Ippolito de'
Medici avesse avuto lettere di servirlo e si fusse disposto a farlo, la morte
di quel signore fu cagione che così presto egli non si rimpaniassi. Stando
dunque le cose in questo termine e molti suoi amici procurando il suo
ritorno, et egli infinitamente più di loro, andarono più lettere in volta, et in
ultimo una mattina gli toccò il capriccio, e senza far motto partì di Pisa et a