Page 1010 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Santità andò a Bussé e non avendo remunerazione di quello né d'alcuni
altri che aveva fatti al cardinale Farnese et a Santa Fiore, da essi fu
ricevuto onoratissimamente in Belvedere. Per che levatosi una voce in
corte e poi per Roma, qualmente egli era venuto per fare istorie di sua

mano nella sala de' re in palazzo, dove Perino doveva farle egli, e vi si
lavorava di già i stucchi, dispiacque molto questa venuta a Perino e se ne
dolse con molti amici suoi; non perché credesse che nell'istoria Tiziano
avesse a passarlo lavorando in fresco, ma perché desiderava trattenersi

con quest'opera pacificamente et onoratamente fino alla morte. E se pur
ne aveva a fare, farla senza concorrenza, bastandoli purtroppo la volta e la
facciata della cappella di Michelagnolo a paragone, quivi vicina. Questa
suspizione fu cagione che mentre Tiziano sté in Roma, egli lo sfuggì

sempre e sempre stette di mala voglia fino alla partita sua.
Essendo castellano di Castel Sant'Agnolo Tiberio Crispo, che fu poi fatto

cardinale, come persona che si dilettava delle nostre arti si messe in animo
d'abbellire il castello, et in quello rifece logge, camere e sale et
apparamenti bellissimi per poter ricevere meglio Sua Santità quando ella vi
andava, e così fatte molte stanze et altri ornamenti, con ordine e disegni di

Raffaello da Montelupo e poi in ultimo di Antonio da Sangallo. Fecevi far di
stucco Raffaello una loggia, et egli vi fece l'Angelo di marmo, figura di sei
braccia, posta in cima al castello su l'ultimo torrione, e così fece dipigner
detta loggia a Girolamo Sermoneta, ch'è quella che volta verso i prati, che

finita, fu poi il resto delle stanze date parte a Luzio Romano. Et in ultimo le
sale et altre camere importanti, fece Perino, parte di sua mano e parte fu
fatto da altri con suoi cartoni. La sala è molto vaga e bella, lavorata di
stucchi e tutta piena d'istorie romane, fatte da' suoi giovani, et assai di

mano di Marco da Siena, discepolo di Domenico Beccafumi, et in certe
stanze sono fregiature bellissime.

Usava Perino, quando poteva avere giovani valenti, servirsene volentieri
nell'opere sue, non restando per questo egli di lavorare ogni cosa
meccanica. Fece molte volte i pennoni delle trombe, le bandiere del

castello e quelle dell'armata della Religione. Lavorò drappelloni,
sopraveste, portiere et ogni minima cosa dell'arte. Cominciò alcune tele
per far panni d'arazzi per il prencipe Doria. E fece per il reverendissimo
cardinal Farnese una cappella, e così uno scrittoio all'eccellentissima
madama Margherita d'Austria. A Santa Maria del Pianto fece fare un

ornamento intorno alla Madonna; e così in piazza Giudea alla Madonna
pure un altro ornamento. E molte altre opere, delle quali per esser molte
non farò al presente altra memoria, avendo egli massimamente costumato

di pigliare a far ogni lavoro che gli veniva per le mani. La qual sua così
fatta natura, perché era conosciuta dagl'uffiziali di palazzo, era cagione che
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