Page 1009 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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parte d'altri ornamenti e di marmi e di bronzi e di stucchi, mettendo un
tabernacolo in mezzo di mano di Donatello per più ornamento, onde vi fece
Perino un sopra cielo bellissimo, [con] molte storie minute delle figure del
Testamento Vecchio, figurative del Sacramento. Fecevi ancora in mezzo a

quella una storia un po' maggiore, dentrovi la cena di Cristo con gli Apostoli
e sotto duoi Profeti che mettono in mezzo il corpo di Cristo. Fece far anco il
medesimo alla chiesa di San Giuseppo vicino a Ripetta da que' suoi giovani
la cappella di quella chiesa, che fu poi ritocca e finita da lui. Il quale fece

similmente fare una cappella nella chiesa di San Bartolomeo in Isola con
suoi disegni, la quale medesimamente ritoccò; et in San Salvatore del
Lauro fece dipignere all'altar maggiore alcune storie e nella volta alcune
grottesche; così di fuori nella facciata una Annunziata, condotta da

Girolamo Sermoneta suo creato.
Così adunque, parte per non potere e parte perché gl'incresceva, piacendoli

più il disegnare che il condur l'opere, andava seguitando quel medesimo
ordine che già tenne Raffaello da Urbino nell'ultimo della sua vita; il quale
quanto sia dannoso e di biasimo ne fanno segno l'opere de' Chigi e quelle
che son condotte da altri, come ancora mostrano queste che fece condurre

Perino; oltraché elle non hanno arrecato molto onore a Giulio Romano
ancora quelle che non sono fatte di sua mano. Et ancora che si faccia
piacere a' prencipi, per dar loro l'opere presto, e forse benefizio agli artefici
che vi lavorono, se fussino i più valenti del mondo non hanno mai quello

amore alle cose d'altri, il che altri vi ha da se stesso. Né mai, per ben
disegnati che siano i cartoni, si imita appunto e propriamente come fa la
mano del primo autore. Il quale vedendo andare in rovina l'opera,
disperandosi la lascia precipitare affatto; onde che chi ha sete d'onore

debbe far da sé solo. E questo lo posso io dir per prova, che avendo
faticato con grande studio ne' cartoni della sala della cancelleria nel
palazzo di San Giorgio di Roma che, per aversi a fare con gran prestezza in
cento dì vi si messe tanti pittori a colorirla, che diviarono talmente da'

contorni e bontà di quelli, che feci proposito, e così ho osservato, che
d'allora in qua nessuno ha messo mano in sull'opere mie. Laonde chi vuol
conservare i nomi e l'opere, ne faccia meno e tutte di man sua, se e' vuol
conseguire quell'intero onore che cerca acquistare un bellissimo ingegno.

Dico adunque che Perino, per le tante cure commesseli, era forzato
mettere molte persone in opera, et aveva sete più di guadagno che di
gloria, parendoli aver gittato via e non avanzato niente nella sua gioventù.
E tanto fastidio gli dava il veder venir giovani su che facessino, che cercava

metterli sotto di sé, a ciò non gli avessino a impedire il luogo.

Venendo poi l'anno 1546 Tiziano da Cador pittor viniziano, celebratissimo
per far ritratti, a Roma, et avendo prima ritratto papa Paolo quando Sua
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