Page 1013 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI DOMENICO BECCAFUMI PITTORE E MAESTRO DI GETTI
SANESE
Quello stesso, che per dono solo della natura si vide in Giotto et in alcun
altro di que' pittori, de' quali avemo infin qui ragionato, si vidde
ultimamente in Domenico Beccafumi pittore sanese, perciò che guardando
egli alcune pecore di suo padre, chiamato Pacio e lavoratore di Lorenzo
Beccafumi cittadin sanese, fu veduto esercitarsi da per sé, così fanciullo
come era, in disegnando quando sopra le pietre, e quando in altro modo;
per che avenne che, vedutolo un giorno il detto Lorenzo disegnare con un
bastone apuntato alcune cose sopra la rena d'un piccol fiumicello, là dove
guardava le sue bestiole, lo chiese al padre, disegnando servirsene per
ragazzo et in un medesimo tempo farlo imparare. Essendo adunque questo
putto, che allora era chiamato Mecherino, da Pacio suo padre conceduto a
Lorenzo, fu condotto a Siena, dove esso Lorenzo gli fece per un pezzo
spendere quel tempo, che gli avanzava da' servigii di casa, in bottega d'un
pittore suo vicino di non molto valore. Tuttavia quello che non sapeva egli,
faceva imparare a Mecherino da' disegni che aveva appresso di sé, di
pittori eccellenti de' quali si serviva ne' suoi bisogni, come usano di fare
alcuni maestri, che hanno poco peccato nel disegno. In questa maniera
dunque esercitandosi mostrò Mecherino saggio di dovere riuscire ottimo
pittore. Intanto capitando in Siena Pietro Perugino, allora famoso pittore,
dove fece, come si è detto, due tavole, piacque molto la sua maniera a
Domenico, per che messosi a studiarla et a ritrarre quelle tavole, non andò
molto che egli prese quella maniera. Doppo, essendosi scoperta in Roma la
cappella di Michelagnolo e l'opere di Raffaello da Urbino, Domenico, che
non aveva maggior disiderio che d'imparare e conosceva in Siena perder
tempo, presa licenza da Lorenzo Beccafumi, dal quale si acquistò la
famiglia et il casato de' Beccafumi, se n'andò a Roma, dove acconciatosi
con un dipintore che lo teneva in casa alle spese, lavorò insieme con esso
lui molte opere, attendendo in quel mentre a studiare le cose di
Michelagnolo, di Raffaello e degl'altri eccellenti maestri e le statue e pili
antichi d'opera maravigliosa. Laonde non passò molto che egli divenne
fiero nel disegnare, copioso nell'invenzioni e molto vago coloritore. Nel
quale spazio, che non passò due anni, non fece altra cosa degna di
memoria, che una facciata in Borgo con un'arme colorita di papa Giulio
Secondo.
In questo tempo, essendo condotto in Siena, come si dirà a suo luogo, da
uno degli Spanocchi mercante, Giovan Antonio da Verzelli pittore e giovane
assai buon pratico e molto adoperato da' gentiluomini di quella città (che