Page 1011 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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egli aveva sempre che fare per alcuni di loro; e lo faceva volentieri, per
trattenersegli, onde avessero cagione di servirlo ne' pagamenti delle
provisioni et altre sue bisogne.

Avevasi oltre ciò acquistata Perino un'autorità, che a lui si allogavano tutti i
lavori di Roma; perciò che, oltre che parea che in un certo modo se gli
dovessino, faceva alcuna volta le cose per vilissimo prezzo. Nel che faceva

a sé et all'arte poco utile, anzi molto danno. E che ciò sia vero, se egli
avesse preso a far sopra di sé la sala de' re in palazzo e lavoratovi insieme
con i suoi garzoni, vi arebbe avanzato parecchi centinaia di scudi, che tutti
furono de' ministri che avevano cura dell'opera e pagavano le giornate a

chi vi lavorava. Laonde, avendo egli preso un carico sì grande e con tante
fatiche, et essendo catarroso et infermo, non poté sopportar tanti disagi,
avendo il giorno e la notte a disegnare e sodisfare a' bisogni di palazzo e
fare, non che altro, i disegni di ricami, d'intagli a banderai et a tutti i

capricci di molti ornamenti di Farnese e d'altri cardinali e signori. Et
insomma, avendo sempre l'animo occupatissimo, et intorno scultori,
maestri di stucchi, intagliatori di legname, sarti, ricamatori, pittori,
mettitori d'oro et altri simili artefici, non aveva mai un'ora di riposo. E

quanto di bene e contento sentiva in questa vita, era ritrovarsi talvolta con
alcuni amici suoi all'osteria, la quale egli continuamente frequentò in tutti i
luoghi dove gl'occorse abitare, parendoli che quella fusse la vera
beatitudine, la requie del mondo et il riposo de' suoi travagli.

Dalle fatiche adunque dell'arte e da' disordini di Venere e della bocca

guastatasi la complessione, gli venne un'asima che, andandolo a poco a
poco consumando, finalmente lo fece cadere nel tisico; e così una sera,
parlando con un suo amico vicino a casa sua, di mal di gocciola cascò
morto d'età d'anni quarantasette. Di che si dolsero infinitamente molti
artefici come d'una gran perdita che fece veramente la pittura. E da Messer

Iosefo Cincio medico di madama, suo genero, e dalla sua donna gli fu nella
Ritonda di Roma e nella cappella di San Giuseppo dato onorata sepoltura,
con questo epitaffio:



Perino Bonaccursio Vagae florentino, qui ingenio et arte singulari egregios
cum pictores permultos, tum plastas facile omnes superavit, Catherina
Perini coniugi, Lavinia Bonaccursia parenti, Iosephus Cincius socero

charissimo et optimo fecere. Vixit annos 46, menses 3, dies 21. Mortuus et
14 Calendis Novembris Anno Christi 1547.



Rimase nel luogo di Perino Daniello Volterrano, che molto lavorò seco e finì
gl'altri due Profeti, che sono alla cappella del Crucifisso in San Marcello; e
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