Page 1051 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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sarebbono state le fonti di questo giardino quanto quelle dell'altro che gl'è
sotto e che da questo, il quale è più alto, riceve l'acque. E questo giardino
aveva a essere tutto pieno d'aranci, che vi arebbono avuto et averanno
quanto che sia commodo luogo per essere dalle mura e dal monte difeso

dalla tramontana et altri venti contrarii. Da questo si saglie, per due scale
di selice, una da ciascuna banda, a un salvatico di cipressi, abeti, lecci et
allori et altre verzure perpetue con bell'ordine compartite; in mezzo alle
quali doveva essere, secondo il disegno del Tribolo, come poi si è fatto, un

vivaio bellissimo. E perché questa parte, strignendosi a poco a poco, fa un
angolo perché fusse ottuso, l'aveva a spuntare la larghezza d'una loggia,
che salendo parecchi scaglioni scopriva nel mezzo il palazzo, i giardini, le
fonti e tutto il piano di sotto et intorno, insino alla ducale villa del Poggio a

Caiano, Fiorenza, Prato, Siena e ciò che vi è all'intorno a molte miglia.
Avendo dunque il già detto maestro Piero da San Casciano condotta l'opera

sua dell'acquidotto infino a Castello e messovi dentro tutte l'acque della
Castellina, sopraggiunto da una grandissima febbre in pochi giorni si morì.
Per che il Tribolo, preso l'assunto di guidare tutta quella muraglia da sé,
s'avvedde, ancor che fussero in gran copia l'acque state condotte, che

nondimeno erano poche a quello che egli si era messo in animo di fare:
senza che quella, che veniva dalla Castellina, non saliva a tanta altezza
quanto era quella di che aveva di bisogno. Avuto adunque dal signor Duca
commessione di condurvi quelle della Pretaia, che è cavalier a Castello più

di centocinquanta braccia e sono in gran copia e buone, fece fare un
condotto simile all'altro e tanto alto, che vi si può andar dentro, acciò per
quello le dette acque della Pretaia venissero al vivaio per un altro
acquidotto che avesse la caduta dell'acqua del vivaio e della fonte

maggiore. E ciò fatto cominciò il Tribolo a murare la detta grotta, per farla
con tre nicchie e con bel disegno d'architettura, e così le due fontane che la
mettevano in mezzo; in una delle quali aveva a essere una gran statua di
pietra per lo monte Asinaio, la quale spremendosi la barba versasse acqua

per bocca in un pilo che aveva ad avere dinanzi. Del qual pilo uscendo
l'acqua, per via occulta doveva passare il muro et andare alla fonte che
oggi è dietro, finita [la salita] del giardino del laberinto, entrando nel vaso
che ha in sulla spalla il fiume Mugnone, il quale è in una nicchia grande di

pietra bigia con bellissimi ornamenti e coperta tutta di spugna. La quale
opera se fusse stata finita in tutto come è in parte, arebbe avuto
somiglianza col vero, nascendo Mugnone nel monte Asinaio; fece dunque il
Tribolo per esso Mugnone, per dire quello che è fatto, una figura di pietra

bigia lunga quattro braccia e raccolta in bellissima attitudine, la quale ha
sopra la spalla un vaso che versa acqua in un pilo e l'altra posa in terra,
appoggiandovisi sopra, avendo la gamba manca a cavallo sopra la ritta. E
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