Page 1052 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1052





dietro a questo fiume è una femina figurata per Fiesole, la quale tutta
ignuda nel mezzo della nicchia esce fra le spugne di que' sassi, tenendo in
mano una luna, che è l'antica insegna de' Fiesolani. Sotto questa nicchia è
un grandissimo pilo sostenuto da due capricorni grandi, che sono una

dell'imprese del Duca, dai quali capricorni pendono alcuni festoni e
maschere bellissime, e dalle labra esce l'acqua del detto pilo, che essendo
colmo nel mezzo e sboccato dalle bande, viene tutta quella che sopravanza
a versarsi dai detti lati, per le bocche de' capricorni et a caminar, poi che è

cascato in sul basamento cavo del pilo, per gl'orticini che sono intorno alle
mura del giardino del laberinto, dove sono fra nicchia e nicchia fonti, e fra
le fonti spalliere di melaranci e melagrani.

Nel secondo sopra detto giardino, dove avea disegnato il Tribolo che si
facesse il monte Asinaio, che aveva a dar l'acqua al detto Mugnone, aveva
a essere dall'altra banda, passata la porta, il monte della Falterona in

somigliante figura. E sì come da questo monte ha origine il fiume Arno, così
la statua figurata per esso nel giardino del laberinto, dirimpetto a
Mugnone, aveva a ricevere l'acqua della detta Falterona. Ma perché la
figura di detto monte, né la sua fonte ha mai avuto il suo fine, parleremo

della fonte e del fiume Arno, che dal Tribolo fu condotto a perfezzione. E
dunque questo fiume [ha] il suo vaso sopra una coscia et appoggiasi con
un braccio, stando a giacere, sopra un leone che tiene un giglio in mano, e
l'acqua riceve il vaso dal muro forato, dietro al quale aveva a essere la

Falterona, nella maniera a punto che si è detto ricevere la sua la statua del
fiume Mugnone. E perché il pilo lungo è in tutto simile a quello di Mugnone
non dirò altro se non che è un peccato che la bontà et eccellenza di queste
opere non siano di marmo, essendo veramente bellissime. Seguitando poi

il Tribolo l'opera del condotto, fece venire l'acqua della grotta, che
passando sotto il giardino degl'aranci e poi l'altro, la condusse al laberinto
e quivi preso in giro tutto il mezzo del laberinto, cioè il centro in buona
larghezza, ordinò la canna del mezzo per la quale aveva a gettare acqua la

fonte. Poi prese l'acque d'Arno e Mugnone, e ragunatele insieme sotto il
piano del laberinto, con certe canne di bronzo che erano sparse per quel
piano con bell'ordine, empié tutto quel pavimento di sottilissimi zampilli, di
maniera che volgendosi una chiave si bagnano tutti coloro che s'accostano

per vedere la fonte. E non si può agevolmente, né così tosto fuggire,
perché fece il Tribolo intorno alla fonte et al lastricato, nel quale sono i
zampilli, un sedere di pietra bigia, sostenuto da branche di leone,
tramezzate da mostri marini di basso rilievo. Il che fare fu cosa difficile,

perché volle, poiché il luogo è in ispiaggia e sta la squadra a pendio, di
quello far piano e de' sederi il medesimo. Messa poi mano alla fonte di
questo laberinto, le fece nel piede di marmo uno intrecciamento di mostri
   1047   1048   1049   1050   1051   1052   1053   1054   1055   1056   1057