Page 1054 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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saglie a questa altezza. Sopra questi putti è il resto del fuso di questo
piede, il quale è fatto con certe cartelle che colono acqua con strana
bizzarria e ripigliando forma quadra sta sopra certe maschere molto ben
fatte. Sopra poi è un'altra tazza minore nella crocera della quale, al labbro,

stanno appiccate con le corna quattro teste di capricorno in quadro, le quali
gettono per bocca acqua nella tazza grande, insieme con i putti, per far la
pioggia, che cade come si è detto nel primo ricetto, che ha le sponde a
otto facce. Seguita più alto un altro fuso adorno con altri ornamenti e con

certi putti di mezzo rilievo, che risaltando fanno un largo in cima tondo, che
serve per basa della figura d'un Ercole che fa scoppiare Anteo, la quale
secondo il segno del Tribolo è poi stata fatta da altri, come si dirà a suo
luogo. Dalla bocca del quale Anteo, in cambio dello spirito, disegnò che

dovesse uscire, et esce, per una canna acqua in gran copia, la quale acqua
è quella del condotto grande della Pretaia, che vien gagliarda e saglie dal
piano, dove sono le scale, braccia sedici, e ricascando nella tazza maggiore
fa un vedere maraviglioso. In questo acquidotto medesimo vengono

adunque non solo le dette acque della Pretaia, ma ancor quelle che vanno
al vivaio et alla grotta, e queste, unite con quelle della Castellina, vanno
alle fonti della Falterona e di Monte Asinaio e quindi a quelle d'Arno e
Mugnone come si è detto e di poi, riunite alla fonte del laberinto, vanno al

mezzo della fonte grande, dove sono i putti con l'oche. Di qui poi arebbono
a ire, secondo il disegno del Tribolo, per due condotti ciascuno da per sé
ne' pili delle logge et alle tavole e poi ciascuna al suo orto segreto. Il primo
de' quali orti, verso ponente, è tutto pieno d'erbe straordinarie e

medicinali, onde al sommo di quest'acqua, nel detto giardino di semplici,
nel nicchio della fontana dietro a un pilo di marmo, arebbe a essere una
statua d'Esculapio. Fu dunque la sopra detta fonte maggiore tutta finita di
marmo dal Tribolo e ridotta a quella estrema perfezzione, che si può in

opera di questa sorte disiderare migliore. Onde credo che si possa dire con
verità ch'ella sia la più bella fonte e la più ricca, proporzionata e vaga che
sia stata fatta mai. Perciò che nelle figure, nei vasi, nelle tazze et insomma
per tutto, si vede usata diligenza et industria straordinaria. Poi il Tribolo,

fatto il modello della detta statua d'Esculapio, cominciò a lavorare il
marmo, ma impedito da altre cose lasciò imperfetta quella figura, che poi
fu finita da Antonio di Gino, scultore e suo discepolo. Dalla banda di verso
levante, in un pratello fuor del giardino, acconciò il Tribolo una quercia

molto artifiziosamente, perciò che, oltre che è in modo coperta di sopra e
d'intorno d'ellera intrecciata fra i rami, che pare un foltissimo boschetto, vi
si saglie con una commoda scala di legno similmente coperta, in cima della
quale nel mezzo della quercia è una stanza quadra con sederi intorno e con

appoggiatoi di spalliere tutte di verzura viva, e nel mezzo una tavoletta di
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