Page 1132 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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maraviglia, profetando di Iacopo quello che poi si è veduto riuscire. Non
molto dopo essendo Mariotto partito di Firenze et andato a lavorare a
Viterbo la tavola che fra' Bartolomeo vi aveva cominciata, Iacopo, il quale
era giovane malinconico e soletario, rimaso senza maestro andò da per sé

a stare con Andrea del Sarto, quando a punto egli avea fornito nel cortile
de' Servi le storie di San Filippo, le quale piacevano infinitamente a Iacopo,
sì come tutte l'altre cose e la maniera e disegno d'Andrea. Datosi dunque
Iacopo a far ogni opera d'immitarlo, non passò molto che si vide aver fatto

acquisto maraviglioso nel disegnare e nel colorire, in tanto che alla pratica
parve che fusse stato molti anni all'arte. Ora avendo Andrea di que' giorni
finita una tavola d'una Nunziata per la chiesa de' frati di San Gallo oggi
rovinata, come si è detto nella sua vita, egli diede a fare la predella di

quella tavola a olio a Iacopo, il quale vi fece un Cristo morto con due
Angioletti che gli fanno lume con due torce e lo piangono, e dalle bande in
due tondi, due Profeti, i quali furono così praticamente lavorati, che non
paiono fatti da giovinetto, ma da un pratico maestro. Ma può anco essere,

come dice il Bronzino ricordarsi avere udito da esso Iacopo Puntormo, che
in questa predella lavorasse anco il Rosso. Ma sì come a fare questa
predella fu Andrea da Iacopo aiutato, così fu similmente in fornire molti
quadri et opere che continuamente faceva Andrea.

In quel mentre, essendo stato fatto sommo pontefice il cardinale Giovanni
de' Medici e chiamato Leone Decimo, si facevano per tutta Fiorenza

dagl'amici e divoti di quella casa molte armi del Pontefice, in pietre, in
marmi, in tele et in fresco. Per che volendo i frati de' Servi fare alcun segno
della divozione e servitù loro verso la detta casa e Pontefice, fecero fare di
pietra l'arme di esso Leone e porla in mezzo all'arco del primo portico della

Nunziata, che è in sulla piazza, e poco appresso diedero ordine che ella
fusse da Andrea di Cosimo pittore messa d'oro et adornata di grottesche,
delle quali era egli maestro eccellente, e dell'imprese di casa Medici, et
oltre ciò messa in mezzo da una Fede e da una Carità. Ma conoscendo

Andrea di Cosimo che da sé non poteva condurre tante cose, pensò di dare
a fare le due figure ad altri; e così chiamato Iacopo, che allora non aveva
più che dicianove anni, gli diede a fare le dette due figure ancor che
durasse non piccola fatica a disporlo a volere fare, come quello che

essendo giovinetto non voleva per la prima mettersi a sì gran risico, né
lavorare in luogo di tanta importanza; pure fattosi Iacopo animo ancor che
non fusse così pratico a lavorare in fresco come a olio, tolse a fare le dette
due figure. E ritirato (perché stava ancora con Andrea del Sarto) a fare i

cartoni in Santo Antonio alla porta a Faenza, dove egli stava, gli condusse
in poco tempo a fine. E ciò fatto menò un giorno Andrea del Sarto suo
maestro a vederli, il quale Andrea vedutigli con infinita maraviglia e
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