Page 1171 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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All'ultimo, essendo vicino il termine di sua vita, furono mandati a Pesero
dal gran mastro di Rodi due cavalieri della loro Religione ierosolimitana a
pregare sua eccellenza che volesse concedere loro Bartolomeo, acciò lo
potessero condurre nell'isola di Malta, nella quale volevano fare non pure
fortificazioni grandissime, per potere difendersi da' Turchi, ma anche due
città, per ridurre molti villaggi che vi erano in uno o due luoghi; onde il
Duca, il quale non avevano in due mesi potuto piegare i detti cavalieri a
voler compiacere loro del detto Bartolomeo, ancor che si fussero serviti del
mezzo della Duchessa e d'altri, ne gli compiacque finalmente per alcun
tempo determinato a preghiera d'un buon padre capuccino, al quale sua
eccellenza portava grandissima affezzione e non negava cosa che volesse;
e l'arte che usò quel sant'uomo, il quale di ciò fece coscienza al Duca,
essendo quello interesse della repubblica cristiana, non fu se non da molto
lodare e comendare. Bartolomeo adunque, il quale non ebbe mai di questa
la maggior grazia, si partì con in detti cavalieri di Pesero a dì 20 di genaio
1558, ma trattenendosi in Sicilia, dalla fortuna del mar impediti, non
giunsero a Malta se non a undici di marzo, dove furono lietamente raccolti
dal gran mastro. Essendogli poi mostrato quello che egli avesse da fare, si
portò tanto bene in quelle fortificazioni, che più non si può dire, in tanto
che al gran mastro e tutto que' signori cavalieri pareva d'avere avuto un
altro Archimede, e ne fecero fede con fargli presenti onoratissimi e tenerlo,
come raro, in somma venerazione. Avendo poi fatto il modello d'una città,
d'alcune chiese e del palazzo e residenza di detto gran mastro, con
bellissime invenzioni et ordine, si amalò dell'ultimo male, perciò che,
essendosi messo un giorno del mese di luglio, per essere in quell'isola
grandissimi caldi, a pigliar fresco fra due porte, non vi stette molto che fu
assalito da insoportabili dolori di corpo e da un flusso crudele che in
diciassette giorni l'uccisero con grandissimo dispiacere del gran mastro e di
tutti quegl'onoratissimi e valorosi cavalieri ai quali pareva aver trovato un
uomo secondo il loro cuore, quando gli fu dalla morte rapito. Della quale
trista novella essendo avvisato il signor duca d'Urbino, n'ebbe incredibile
dispiacere e pianse la morte del povero Genga; e poi risoltosi a dimostrare
l'amore che gli portava a' cinque figliuoli che di lui erano rimasi, ne prese
particolare et amorevole protezzione. Fu Bartolomeo bellissimo inventore
di mascherate e rarissimo in fare apparati di commedie e scene; dilettossi
di fare sonetti et altri componimenti di rime e di prose, ma niuno meglio gli
riusciva che l'ottava rima, nella qual maniera di scrivere fu assai lodato
componitore. Morì d'anni quaranta, nel 1558.
Essendo stato Giovambatista Bellucci da San Marino genero di Girolamo
Genga, ho giudicato che sia ben fatto non tacere quello che io debbo di lui
dire, dopo le vite di Girolamo e Bartolomeo Genghi, e massimamente per