Page 1201 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI BASTIANO DETTO ARISTOTILE DA SAN GALLO PITTORE
ET ARCHITETTO FIORENTINO
Quando Pietro Perugino, già vecchio, dipigneva la tavola dell'altare
maggiore de' Servi in Fiorenza, un nipote di Giuliano e d'Antonio da San
Gallo, chiamato Bastiano, fu acconcio seco a imparare l'arte della pittura,
ma non fu il giovanetto stato molto col Perugino, che veduta in casa Medici
la maniera di Michelagnolo nel cartone della sala, di cui si è già tante volte
favellato, ne restò sì amirato, che non volle più tornare a bottega con Piero
parendoli che la maniera di colui a petto a quella del Buonarruoti fusse
secca, minuta e da non dovere in niun modo essere imitata. E perché di
coloro che andavano a dipignere il detto cartone, che fu un tempo la scuola
di chi volle attendere alla pittura, il più valente di tutti era tenuto Ridolfo
Grillandai, Bastiano se lo elesse per amico, per imparare da lui a colorire, e
così divennero amicissimi. Ma non lasciando perciò Bastiano di attendere al
detto cartone e fare di quelli ignudi, ritrasse in un cartonetto tutta insieme
l'invenzione di quel gruppo di figure, la quale niuno di tanti che vi avevano
lavorato aveva mai disegnato interamente. E perché vi attese con quanto
studio gli fu mai possibile, ne seguì che poi ad ogni proposito seppe render
conto delle forze, attitudini e muscoli di quelle figure e quali erano state le
cagioni che avevano mosso il Buonarruoto a fare alcune positure difficili.
Nel che fare, parlando egli con gravità, adagio e sentenziosamente gli fu
da una schiera di virtuosi artefici posto il sopranome d'Aristotile, il quale gli
stette anco tanto meglio, quanto pareva che secondo un antico ritratto di
quel grandissimo filosofo e secretario della natura, egli molto il
somigliasse. Ma per tornare al cartonetto ritratto da Aristotile, egli il tenne
poi sempre così caro che essendo andato male l'originale del Buonarruoto,
nol volle mai dare né per prezzo, né per altra cagione, né lasciarlo ritrarre,
anzi nol mostrava se non come le cose preziose si fanno ai più cari amici e
per favore. Questo disegno poi l'anno 1542 fu da Aristotile a persuasione di
Giorgio Vasari suo amicissimo ritratto in un quadro a olio di chiaro scuro
che fu mandato per mezzo di monsignor Giovio al re Francesco di Francia,
che l'ebbe carissimo e ne diede premio onorato al San Gallo. E ciò fece il
Vasari, perché si conservasse la memoria di quell'opera, atteso che le carte
agevolmente vanno male. E perché si dilettò dunque Aristotile nella sua
giovanezza, come hanno fatto gl'altri di casa sua, delle cose d'architettura,
attese a misurar piante di edifizii e con molta diligenza alle cose di
prospettiva, nel che fare gli fu di gran comodo un suo fratello chiamato
Giovan Francesco, il quale come architettore attendeva alla fabrica di S.
Piero, sotto Giuliano Leni proveditore. Giovan Francesco dunque, avendo
tirato a Roma Aristotile e servendosene a tener conti in un gran maneggio