Page 1205 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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allacciati con spranghe di ferro allato agl'altri cavalli, sopra essi posare
sicuramente il cavallo di mezzo, perciò che vi stava sicurissimo come sopra
l'arco arebbe fatto né più né meno. Ma non volendo Lorenzo credere né ad
Aristotile, che l'approvava, né a Giorgio che il proponeva, non faceva altro

che contraporsi con sue cavillazioni che facevano conoscere il suo cattivo
animo ad ognuno, per che, veduto Giorgio che disordine grandissimo
poteva di ciò seguire e che questo non era altro che un volere amazzare
trecento persone, disse che volea per ogni modo dirlo al Duca, acciò

mandasse a vedere e provedere al tutto. La qual cosa sentendo Lorenzo e
dubitando di non scoprirsi, dopo molte parole diede licenzia ad Aristotile
che seguisse il parere di Giorgio e così fu fatto. Questa scena dunque fu la
più bella che non solo insino allora avesse fatto Aristotile, ma che fusse

stata fatta da altri già mai, avendo in essa fatto molte cantonate di rilievo
e contrafatto nel mezzo del foro un bellissimo arco trionfale, finto di
marmo, pieno di storie e di statue; senza le strade che sfuggivano e molte
altre cose fatte con bellissime invenzioni et incredibile studio e diligenza.

Essendo poi stato morto dal detto Lorenzo il duca Alessandro e creato il
duca Cosimo l'anno 1536, quando venne a marito la signora donna Leonora

di Tolledo, donna nel vero rarissima e di cioè sì grande et incomparabile
valore, che può a qual sia più celebre e famosa nell'antiche storie senza
contrasto aguagliarsi e per aventura preporsi, nelle nozze che si fecero a dì
27 di giugno l'anno 1539, fece Aristotile nel cortile grande del palazzo de'

Medici, dove è la fonte, un'altra scena che rappresentò Pisa, nella quale
vinse se stesso, sempre migliorando e variando. Onde non è possibile
mettere insieme mai né la più variata sorte di finestre e porte, né facciate
di palazzi più bizzarre e capricciose, né strade o lontani che meglio

sfuggano e facciano tutto quello che l'ordine vuole della prospettiva. Vi
fece oltra di questo il campanile torto del Duomo, la cupola et il tempio
tondo di S. Giovanni con altre cose di quella città. Delle scale che fece in
questa non dirò altro, né quanto rimanessero ingannati, per non parere di

dire il medesimo che s'è detto altre volte; dirò bene che questa, la quale
mostrava salire da terra in su quel piano, era nel mezzo a otto facce e
dalle bande quadra, con artifizio nella sua semplicità grandissimo, perché
diede tanta grazia alla prospettiva di sopra, che non è possibile in quel

genere veder meglio. Appresso ordinò con molto ingegno una lanterna di
legname a uso d'arco, dietro a tutti i casamenti, con un sole alto un braccio
fatto con una palla di cristallo piena d'acqua stillata, dietro la quale erano
due torchi accesi che la facevano in modo risplendere, che ella rendeva

luminoso il cielo della scena e la prospettiva in guisa che pareva
veramente il sole vivo e naturale. E questo sole dico, avendo intorno un
ornamento di razzi d'oro che coprivano la cortina, era di mano in mano per
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