Page 1208 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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di papa Paulo Terzo a condurre gran parte di quelle muraglie secondo il
disegno et ordine d'Antonio. E conciò fusse che Aristotile, essendosi alevato
con Antonio da piccolo et avezzatosi a procedere seco troppo
familiarmente, dicono che Antonio lo teneva lontano, perché non si era mai

potuto avezare a dirgli voi, di maniera che gli dava del tu, se ben fussero
stati dinanzi al Papa non che in un cerchio di signori e gentiluomini, nella
maniera che ancor fanno altri fiorentini avezzi all'antica et a dar del tu ad
ognuno, come fussero da Norcia, senza sapersi accomodare al vivere

moderno secondo che fanno gl'altri, e con l'usanza portano di mano in
mano. La qual cosa quanto paresse strana ad Antonio, avezzo a essere
onorato da cardinali et altri grand'uomini, ognuno se lo pensi. Venuta
dunque a fastidio ad Aristotile la stanza di Castro, pregò Antonio che lo

facesse tornare a Roma, di che lo compiacque Antonio molto volentieri, ma
gli disse che procedesse seco con altra maniera e miglior creanza,
massimamente là dove fussero in presenza di gran personaggi.

Un anno di carnovale, facendo in Roma Ruberto Strozzi banchetto a certi
signori suoi amici, et avendosi a recitare una comedia nelle sue case, gli
fece Aristotile nella sala maggiore una prospettiva (per quanto si poteva in

stretto luogo) bellissima e tanto vaga e graziosa, che fra gl'altri il cardinal
Farnese, non pure ne restò maravigliato, ma gliene fece fare una nel suo
palazzo di San Giorgio, dove è la cancelleria, in una di quelle sale mezzane
che rispondono in sul giardino, ma in modo, che vi stesse ferma, per poter

ad ogni sua voglia e bisogno servirsene. Questa dunque fu da Aristotile
condotta con quello studio che seppe e poté maggiore, di maniera, che
sodisfece al cardinale e gl'uomini dell'arte infinitamente. Il quale cardinale
avendo commesso a Messer Curzio Frangipane che sodisfacesse Aristotile,

e colui volendo come discreto, fargli il dovere, et anco non soprapagare,
disse a Perino del Vaga et a Giorgio Vasari che stimassero quell'opera. La
qual cosa fu molto cara a Perino, perché portando odio ad Aristotile et
avendo per male che avesse fatto quella prospettiva, la quale gli pareva

dovere che avesse dovuto toccare a lui come a servitore del cardinale,
stava tutto pieno di timore e gelosia, e massimamente essendosi, non pure
d'Aristotile, ma anco del Vasari servito in que' giorni il cardinale e donatogli
mille scudi per avere dipinto a fresco in cento giorni la sala di Parco Maiori

nella cancelleria. Disegnava dunque Perino per queste cagioni di stimare
tanto poco la detta prospettiva d'Aristotile, che s'avesse a pentire d'averla
fatta; ma Aristotile avendo inteso chi erano coloro che avevano a stimare
la sua prospettiva, andato a trovare Perino, alla bella prima gli cominciò

secondo il suo costume a dare per lo capo del tu, per essergli colui stato
amico in giovanezza. Laonde Perino, che già era di mal animo, venne in
collera, e quasi scoperse non se n'aveggendo quello che in animo aveva
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