Page 1209 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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malignamente di fare. Per che, avendo il tutto raccontato Aristotile al
Vasari, gli disse Giorgio che non dubitasse, ma stesse di buona voglia, che
non gli sarebbe fatto torto. Dopo trovandosi insieme per terminare quel
negozio Perino e Giorgio, cominciando Perino, come più vecchio, a dire, si

diede a biasimare quella prospettiva et a dire ch'ell'era un lavoro di pochi
baiocchi, e che avendo Aristotile avuto danari a buon conto e statogli
pagati coloro che l'avevano aiutato, egli era più che soprapagato,
aggiugnendo: "S'io l'avessi avuta a far io, l'arei fatta d'altra maniera e con

altre storie et ornamenti che non ha fatto costui, ma il cardinal toglie
sempre a favorire qualcuno che gli fa poco onore". Delle quali parole et
altre conoscendo Giorgio che Perino voleva più tosto vendicarsi dello
sdegno, che avea col cardinale, con Aristotile, che con amorevole pietà far

riconoscere le fatiche e la virtù d'un buono artefice, con dolci parole disse a
Perino: "Ancor ch'io non m'intenda di sì fatte opere più che tanto,
avendone nondimeno vista alcuna di mano di chi sa farle, mi pare che
questa sia molto ben condotta e degna d'essere stimata molti scudi, e non

pochi, come voi dite, baiocchi; e non mi pare onesto che chi sta per gli
scrittoi a tirare in su le carte, per poi ridurre in grand'opere tante cose
variate in prospettiva, debba essere pagato delle fatiche della notte e da
vantaggio del lavoro di molte settimane, nella maniera che si pagano le

giornate di coloro che non vi hanno fatica d'animo e di mane e poca di
corpo, bastando imitare, senza stillarsi altrimenti il cervello come ha fatto
Aristotile. E quando l'aveste fatta voi, Perino, con più storie et ornamenti,
come dite, non l'areste forse tirata con quella grazia che ha fatto Aristotile,

il quale in questo genere di pittura è con molto giudizio stato giudicato dal
cardinale miglior maestro di voi. Ma considerate che alla fine non si fa
danno, giudicando male e non dirittamente, ad Aristotile, ma all'arte, alla
virtù e molto più all'anima, e se vi partirete dall'onesto per alcun vostro

sdegno particolare, senza che chi la conosce per buona non biasimerà
l'opera, ma il nostro debole giudizio e forse la malignità e nostra cattiva
natura. E chi cerca di gratuirsi ad alcuno, d'aggrandire le sue cose o
vendicarsi d'alcuna ingiuria col biasimare o meno stimare di quel che sono

le buone opere altrui, è finalmente da Dio e dagl'uomini conosciuto per
quello che egli è, cioè per maligno, ignorante, cattivo. Considerate, voi che
fate tutti i lavori di Roma, quello che vi parrebbe se altri stimasse le cose
vostre quanto voi fate l'altrui, mettetevi di grazia ne' piè di questo povero

vecchio, e vedrete quanto lontano siete dall'onesto e ragionevole". Furono
di tanta forza queste et altre parole che disse Giorgio amorevolmente a
Perino, che si venne a una stima onesta e fu sodisfatto Aristotile, il quale
con que' danari, con quelli del quadro mandato, come a principio si disse,

in Franzia, e con gl'avanzi delle sue provisioni, se ne tornò lieto a Firenze,
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