Page 1204 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1204
arrichito quella maniera di pitture. Il soggetto della comedia fu Ioseffo
accusato falsamente d'avere voluto violare la sua padrona, e per ciò
incarcerato e poi liberato per l'interpretazione del sogno del re. Essendo
dunque anco questa scena molto piaciuta al Duca, ordinò quando fu el
tempo, che nelle sue nozze e di madama Margherita d'Austria si facesse
una comedia e la scena da Aristotile in via di San Gallo nella Compagnia
de' Tessitori congiunta alle case del Magnifico Ottaviano de' Medici. Al che
avendo messo mano Aristotile con quanto studio, diligenza e fatica gli fu
mai possibile, condusse tutto quell'apparato a perfezione. E perché Lorenzo
di Pier Francesco de' Medici, avendo egli composta la comedia che si aveva
da recitare, avea cura di tutto l'apparato e delle musiche, come quegli che
andava sempre pensando in che modo potesse uccidere il Duca, dal quale
era cotanto amato e favorito, pensò di farlo capitar male nell'apparato di
quella comedia. Costui dunque, là dove terminavano le scale della
prospettiva et il palco della scena, fece da ogni banda delle cortine delle
mura gettate in terra diciotto braccia di muro per altezza, per rimurare
dentro una stanza a uso di scarsella che fusse assai capace et un palco alto
quanto quello della scena, il quale servisse per la musica di voci; e sopra il
primo volea fare un altro palco per gravicemboli, organi et altri simili
instrumenti, che non si possono così facilmente muovere, né mutare; et il
vano dove avea rovinato le mura dinanzi volea che fusse coperto di tele
dipinte in prospettiva e di casamenti. Il che tutto piaceva ad Aristotile,
perché arrichiva la scena e lasciava libero il palco di quella dagl'uomini
della musica; ma non piaceva già ad esso Aristotile che il cavallo che
sosteneva il tetto, il quale era rimaso senza le mura di sotto che il
reggevano, si accomodasse altrimenti che con un arco grande e doppio che
fusse gagliardissimo, là dove voleva Lorenzo che fusse retto da certi
puntelli e non da altro che potesse in niun modo impedire la musica. Ma
conoscendo Aristotile che quella era una trappola da rovinare addosso a
una infinità di persone, non si voleva in questo accordare in modo veruno
con Lorenzo, il quale in verità non aveva altro animo che d'uccidere in
quella rovina il Duca. Per che, vedendo Aristotile di non poter mettere nel
capo a Lorenzo le sue buone ragioni, avea deliberato di volere andarsi con
Dio, quando Giorgio Vasari, il quale allora benché giovanetto stava al
servizio del duca Alessandro et era creatura d'Ottaviano de' Medici,
sentendo mentre dipigneva in quella scena le dispute e dispiaceri che
erano fra Lorenzo et Aristotile, si mise destramente di mezzo, et udito l'uno
e l'altro et il pericolo che seco portava il modo di Lorenzo, mostrò che
senza fare l'arco o impedire in altra guisa il palco delle musiche, si poteva il
detto cavallo del tetto assai facilmente accomodare, mettendo due legni
doppii di quindici braccia l'uno per la lunghezza del muro; e quelli bene