Page 1206 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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via d'un arganetto, che era tirato con sì fatt'ordine, che a principio della
comedia pareva che si levasse il sole, e che salito infino al mezzo dell'arco,
scendesse in guisa, che al fine della comedia entrasse sotto e tramontasse.
Compositore della comedia fu Anton Landi gentiluomo fiorentino, e sopra
gl'intermedii e la musica fu Giovan Batista Strozzi allora giovane e di
bellissimo ingegno. Ma perché dell'altre cose che adornarono questa
comedia, gl'intermedii e le musiche, fu scritto allora a bastanza, non dirò
altro se non chi furono coloro che fecero alcune pitture, bastando per ora
sapere che l'altre cose condussero il detto Giovan Batista Strozzi, il Tribolo
et Aristotile. Erano sotto la scena della comedia le facciate dalle bande
spartite in sei quadri dipinti e grandi braccia otto l'uno e larghi cinque,
ciascuno de' quali aveva intorno un ornamento largo un braccio e due terzi,
il quale faceva fregiatura intorno et era scorniciato verso le pitture, facendo
quattro tondi in croce con due motti latini per ciascuna storia, e nel resto
erano imprese a proposito; sopra girava un fregio di rovesci azzurri a torno
a torno, salvo che dove era la prospettiva, e sopra questo era un cielo pur
di rovesci, che copriva tutto il cortile, nel quale fregio di rovesci, sopra ogni
quadro di storia era l'arme d'alcuna delle famiglie più illustri, con le quali
avevano avuto parentado la casa de' Medici. Cominciandomi dunque dalle
parte di levante, a canto alla scena nella prima storia, la quale era di mano
di Francesco Ubertini detto il Bachiacca, era la tornata d'esilio del Magnifico
Cosimo de' Medici, l'impresa erano due colombe sopra un ramo d'oro, e
l'arme che era nel fregio era quella del duca Cosimo; nell'altro, il quale era
di mano del medesimo, era l'andata a Napoli del Magnifico Lorenzo,
l'impresa un pellicano, e l'arme quella del duca Lorenzo, cioè Medici e
Savoia; nel terzo quadro, stato dipinto da Pierfrancesco di Iacopo di
Sandro, era la venuta di papa Leone X a Fiorenza, portato dai suoi cittadini
sotto il baldacchino: l'impresa era un braccio ritto, e l'arme quella del duca
Giuliano, cioè Medici e Savoia; nel quarto quadro, di mano del medesimo,
era Biegrassa presa dal signor Giovanni, che di quella si vedeva uscire
vettorioso: l'impresa era il fulmine di Giove, e l'arme del fregio era quella
del duca Alessandro, cioè Austria e Medici; nel quinto, papa Clemente
coronava in Bologna Carlo V: l'impresa era un serpe che si mordeva la
coda, e l'arme era di Francia e Medici, e questa era di mano di Domenico
Conti, discepolo d'Andrea del Sarto, il quale mostrò non valere molto,
mancatogli l'aiuto d'alcuni giovani de' quali pensava servirsi, perché tutti i
buoni e cattivi erano in opera. Onde fu riso di lui, che molto presumendosi,
si era altre volte con poco giudizio riso d'altri. Nella sesta storia et ultima
da quella banda era di mano del Bronzino la disputa che ebbono tra loro in
Napoli et innanzi all'imperatore, il duca Alessandro et i fuoriusciti fiorentini,
col fiume Sebeto e molte figure, e questo fu bellissimo quadro e migliore di