Page 1212 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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peggiore di tutti era Iacone, perciò che fra l'altre sue buone parti, sempre
nel suo dire mordeva qualcuno di malasorte, onde non fu gran fatto che da
cotal compagnia avessero poi col tempo, come si dirà, origine molti mali,
né che fusse il Piloto, per la sua mala lingua, ucciso da un giovane; e
perché le costoro operazioni e costumi non piacevano agl'uomini da bene,
erano, non dico tutti, ma una parte di loro, sempre come i battilani et altri
simili a fare alle piastrelle lungo le mura, o per le taverne a godere.
Tornando un giorno Giorgio Vasari da Monte Oliveto, luogo fuor di Firenze,
da vedere il reverendo e molto virtuoso don Miniato Pitti, abate allora di
quel luogo, trovò Iacone con una gran parte di sua brigata in sul canto de'
Medici, il quale pensò, per quanto intesi poi, di volere con qualche sua
cantafavola, mezzo burlando e mezzo dicendo da dovero, dire qualche
parola ingiuriosa al detto Giorgio. Per che, entrato egli così a cavallo fra
loro gli disse Iacone: "Orbè, Giorgio", disse, "come va ella?". "Va bene,
Iacone mio", rispose Giorgio; "io era già povero come tutti voi et ora mi
truovo tre mila scudi o meglio: ero tenuto da voi goffo, et i frati e preti mi
tengono valentuomo; io già serviva voialtri, et ora questo famiglio, che è
qui, serve me e governa questo cavallo; vestiva di que' panni che vestono i
dipintori che son poveri, et ora son vestito di velluto; andava già a piedi et
ora vo a cavallo, sì che, Iacon mio, ella va bene affatto; rimanti con Dio."
Quando il povero Iacone sentì a un tratto tante cose, perdé ogni
invenzione e si rimase senza dir altro tutto stordito, quasi considerando la
sua miseria, e che le più volte rimane l'ingannatore a' piè dell'ingannato.
Finalmente essendo stato Iacone da una infermità mal condotto, essendo
povero, senza governo e rattrappato delle gambe senza potere aiutarsi, si
morì di stento in una sua casipola che aveva in una piccola strada o vero
chiasso, detto Coda rimessa, l'anno 1553.
Francesco d'Ubertino detto Bacchiacca, fu diligente dipintore, et ancor che
fusse amico di Iacone, visse sempre assai costumatamente e da uomo da
bene; fu similmente amico d'Andrea del Sarto e da lui molto aiutato e
favorito nelle cose dell'arte. Fu, dico, Francesco diligente pittore, e
particolarmente in fare figure piccole, le quali conduceva perfette e con
molta pacienza, come si vede in S. Lorenzo di Fiorenza, in una predella
della storia de' Martiri, sotto la tavola di Giovan Antonio Sogliani, e nella
cappella del Crucifisso, in un'altra predella molto ben fatta. Nella camera di
Pier Francesco Borgherini, della quale si è già tante volte fatto menzione,
fece il Bacchiacca in compagnia degl'altri molte figurine ne' cassoni e nelle
spalliere, che alla maniera sono conosciute come differenti dall'altre;
similmente nella già detta anticamera di Giovan Maria Benintendi, fece due
quadri molto belli di figure piccole, in uno de' quali, che è il più bello e più
copioso di figure, è il Battista che battezza Gesù Cristo nel Giordano. Ne