Page 1269 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI GIOVANFRANCESCO RUSTICHI SCULTORE ET
ARCHITETTO FIORENTINO
È gran cosa ad ogni modo che tutti coloro i quali furono della scuola del
giardino di Medici, e favoriti del Magnifico Lorenzo Vecchio, furono tutti
eccellentissimi. La qual cosa d'altronde non può essere avenuta se non dal
molto anzi infinito giudizio di quel nobilissimo signore, vero mecenate
degl'uomini virtuosi, il quale come sapeva conoscere gl'ingegni e spiriti
elevati, così poteva ancora e sapeva riconoscergli e premiargli. Portandosi
dunque benissimo Giovanfrancesco Rustici, cittadin fiorentino, nel
disegnare e fare di terra mentre era giovinetto, fu da esso Magnifico
Lorenzo, il quale lo conobbe spiritoso e di bello e buono ingegno, messo a
stare, perché imparasse, con Andrea del Verocchio, appresso al quale stava
similmente Lionardo da Vinci, giovane raro e dotato d'infinite virtù; per che
piacendo al Rustico la bella maniera et i modi di Lionardo, e parendogli che
l'aria delle sue teste e le movenze delle figure fussono più graziose e fiere
che quelle d'altri le quali avesse vedute già mai, si accostò a lui, imparato
che ebbe a gettare di bronzo, tirare di prospettiva e lavorare di marmo, e
dopo che Andrea fu andato a lavorare a Vinezia. Stando adunque il Rustico
con Lionardo e servendolo con ogni amorevole sommessione, gli pose
tanto amore esso Lionardo, conoscendo quel giovane di buono e sincero
animo e liberale e diligente e paziente nelle fatiche dell'arte, che non
faceva né più qua né più là di quello voleva Giovanfrancesco. Il quale,
perciò che oltre all'essere di famiglia nobile, aveva da vivere onestamente,
faceva l'arte più per suo diletto e disiderio d'onore, che per guadagnare. E
per dirne il vero quegl'artefici che hanno per ultimo e principale fine il
guadagno e l'utile e non la gloria e l'onore, rade volte, ancor che siano di
bello e buono ingegno, riescono eccellentissimi; senzaché il lavorare per
vivere, come fanno infiniti aggravati di povertà e di famiglia et il fare non a
capricci e quando a ciò sono volti gli animi e la volontà, ma per bisogno
dalla mattina alla sera, è cosa non da uomini che abbiano per fine la gloria
e l'onore, ma da opere, come si dice, e da manovali, perciò che l'opere
buone non vengono fatte senza essere prima state lungamente
considerate. E per questo usava di dire il Rustico, nell'età sua più matura,
che si deve prima pensare, poi fare gli schizzi et appresso i disegni, e quelli
fatti, lasciargli stare settimane e mesi senza vedergli e poi, scelti i migliori,
mettergli in opera; la qual cosa non può fare ognuno, né coloro l'usano che
lavorano per guadagno solamente. Diceva ancora che l'opere non si deono
così mostrare a ognuno prima che sieno finite, per poter mutarle quante