Page 1272 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1272





ha sopraposta la gamba sinistra alla destra, e sta in atto consideratissimo
per rispondere a San Giovanni, con due sorti di panni vestito: uno sottile,
che scherza intorno alle parti ignude della figura, et un manto di sopra più
grosso, condotto con un andar di pieghe che è molto facile et artifizioso.

Simile a questo è il fariseo perciò che, postasi la man destra alla barba,
con atto grave, si tira alquanto a dietro, mostrando stupirsi delle parole di
Giovanni.

Mentre che il Rustici faceva quest'opera, essendogli venuto a noia l'avere a
chiedere ogni dì danari ai detti consoli o loro ministri, che non erano
sempre que' medesimi e sono le più volte persone che poco stimano virtù o

alcun'opera di pregio, vendé (per finire l'opera) un podere di suo
patrimonio che avea poco fuor di Firenze a San Marco vecchio. E non
ostanti tante fatiche, spese e diligenze, ne fu male dai consoli e dai suoi
cittadini remunerato; perciò che uno de' Ridolfi, capo di quell'uffizio, per

alcun sdegno particolare e perché forse non l'aveva il Rustico così onorato,
né lasciatogli vedere a suo commodo le figure, gli fu sempre in ogni cosa
contrario. E quello che a Giovanfrancesco dovea risultare in onore, faceva il
contrario e storto, però che dove meritava d'essere stimato non solo come

nobile e cittadino, ma anco come virtuoso, l'essere eccellentissimo artefice
gli toglieva appresso gl'ignoranti et idioti di quello che per nobiltà se gli
doveva. Avendosi dunque a stimar l'opera di Giovanfrancesco, et avendo
egli chiamato per la parte sua Michelagnolo Buonarroti, il magistrato, a

persuasione del Ridolfi, chiamò Baccio d'Agnolo, di che dolendosi il Rustico
e dicendo agl'uomini del magistrato, nell'udienza, che era pur cosa troppo
strana che un artefice legnaiuolo avesse a stimare le fatiche d'uno
statuario, e quasi che egli erano un monte di buoi, il Ridolfi rispondeva che

anzi ciò era ben fatto e che Giovanfrancesco era un superbaccio et un
arrogante. Ma quello che fu peggio, quell'opera che non meritava meno di
duemila scudi, gli fu stimata dal magistrato cinquecento, che anco non gli
furono mai pagati interamente, ma solamente quattrocento per mezzo di

Giulio cardinale de' Medici. Veggendo dunque Giovanfrancesco tanta
malignità, quasi disperato si ritirò con proposito di mai più non volere far
opere per magistrati, né dove avesse a dependere più che da un cittadino
o altr'uomo solo. E così standosi da sé e menando vita soletaria nelle

stanze della Sapienza a canto ai frati de' Servi, andava lavorando alcune
cose per non istare in ozio e passarsi tempo. Consumandosi oltre ciò la vita
et i danari dietro a cercare di congelare mercurio in compagnia d'un altro
cervello così fatto chiamato Raffaello Baglioni, dipinse Giovanfrancesco in

un quadro lungo tre braccia et alto due una conversione di San Paulo a olio
piena di diverse sorti cavalli sotto i soldati di esso Santo, in varie e belle
attitudini e scorti. La quale pittura insieme con molte altre cose di mano
   1267   1268   1269   1270   1271   1272   1273   1274   1275   1276   1277