Page 1275 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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scambiando la cena d'uno con quella dell'altro. Quando erano poi a tavola,
presentandosi l'un l'altro, ciascuno avea d'ogni cosa, e chi si fusse
riscontrato nell'invenzione della sua cena con un altro, e fatto una cosa
medesima, era condennato. Una sera dunque che Giovanfrancesco diede

da cena a questa sua Compagnia del Paiuolo, ordinò che servisse per
tavola un grandissimo paiuolo fatto d'un tino, dentro al quale stavano tutti,
e parea che fussino nell'acqua della caldaia: di mezzo alla quale venivono
le vivande intorno intorno, et il manico del paiuolo, che era alla volta,

faceva bellissima lumiera nel mezzo, onde si vedevano tutti in viso
guardando intorno. Quando furono adunque posti a tavola dentro al
paiuolo benissimo accomodato, uscì del mezzo un albero con molti rami,
che mettevono innanzi la cena, cioè le vivande a due per piatto; e ciò

fatto, tornando a basso, dove erano persone che sonavano, di lì a poco
risurgeva di sopra e porgeva le seconde vivande e dopo le terze e così di
mano in mano, mentre attorno erano serventi che mescevano preziosissimi
vini. La quale invenzione del paiuolo, che con tele e pitture era

accomodato benissimo, fu molto lodata da quegl'uomini della Compagnia.
In questa tornata il presente del Rustico fu una caldaia fatta di pasticcio,
dentro alla quale Ulisse tuffava il padre per farlo ringiovanire, le quali due
figure erano capponi lessi che avevano forma d'uomini, sì bene erano

acconci le membra et il tutto con diverse cose tutte buone a mangiare;
Andrea del Sarto presentò un tempio a otto faccie, simile a quello di San
Giovanni, ma posto sopra colonne; il pavimento era un grandissimo piatto
di gelatina con spartimenti di varii colori di musaico; le colonne, che

parevano di porfido, erano grandi e grossi salsicciotti, le base et i capitegli
erano di cacio parmigiano, i cornicioni di paste di zuccheri e la tribuna era
di quarti di marzapane, nel mezzo era posto un leggio da coro fatto di
vitella fredda con un libro di lasagne che aveva le lettere e le note da

cantare di granella di pepe e quelli che cantavano al leggio erano tordi
cotti col becco aperto e ritti con certe camiciuole a uso di cotte, fatte di
rete di porco sottile, e dietro a questi per contrabasso erano due pippioni
grossi, con sei ortolani che facevano il sovrano; Spillo presentò per la sua

cena un magnano, il quale avea fatto d'una grande oca, o altro uccello
simile, con tutti gl'instrumenti da potere racconciare, bisognando, il
paiuolo; Domenico Puligo d'una porchetta cotta fece una fante con la rocca
da filare allato, la quale guardava una covata di pulcini et aveva a servire

per rigovernare il paiuolo; il Robetta per conservare il paiuolo fece d'una
testa di vitella, con acconcime d'altri untumi, un'incudine, che fu molto
bello e buono, come anche furono gl'altri presenti, per non dire di tutti a
uno a uno di quella cena e di molte altre che ne feciono. La Compagnia poi

della Cazzuola, che fu simile a questa e della quale fu Giovanfrancesco,
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