Page 1349 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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d'Urbino, et un altro dove è una Nostra Donna in cielo, con alcuni Angeli
intorno, che doveva essere mandato a Milano; un altro, che fu mandato a
Perugia, un'Occasione.
Avendo il cardinale di Ferrara tenuto molti pittori e maestri di stucco a
lavorare a una sua bellissima villa, che ha a Tigoli, vi mandò
ultimatamente Federigo a dipignere due stanze, una delle quali è dedicata
alla Nobiltà e l'altra alla Gloria, nelle quali si portò Federigo molto bene e
vi fece di belle e capricciose invenzioni, e ciò finito se ne tornò a Roma alla
sua opera della detta capella conducendola, come ha fatto, a fine; nella
quale ha fatto un coro di molti Angeli e variati splendori, con Dio Padre che
manda lo Spirito Santo sopra la Madonna, mentre è dall'angelo Gabriello
annunziata, e messa in mezzo da sei Profeti maggiori del vivo e molto belli.
Taddeo seguitando intanto di fare nella Trinità in fresco l'assunta della
Madonna, pareva che fosse spinto dalla natura a far in quell'opera, come
ultima, l'estremo di sua possa; e di vero fu l'ultima; perciò che infermato
d'un male che a principio parve assai leggeri e cagionato dai gran caldi che
quell'anno furono, e poi riuscì gravissimo, si morì del mese di settembre
l'anno 1566, avendo prima come buon cristiano ricevuto i Sacramenti della
Chiesa e veduto la più parte dei suoi amici, lasciando in suo luogo Federigo
suo fratello, ch'anch'egli allora era amalato. E così in poco tempo, essendo
stati levati del mondo il Buonarroto, il Salviati, Daniello e Taddeo, hanno
fatto grandissima perdita le nostre arti e particolarmente la pittura.
Fu Taddeo molto fiero nelle sue cose et ebbe una maniera assai dolce e
pastosa, e tutto lontana da certe crudezze; fu abondante ne' suoi
componimenti e fece molto belle le teste, le mani e gl'ignudi,
allontanandosi in essi da molte crudezze, nelle quali fuor di modo si
affaticano alcuni per parere d'intendere l'arte e la notomia, ai quali aviene
molte volte, come avenne a colui che, per volere essere nel favellare
troppo ateniese, fu da una donniciola per non ateniese conosciuto. Colorì
parimente Taddeo con molta vaghezza et ebbe maniera facile, perché fu
molto aiutato dalla natura, ma alcuna volta se ne volle troppo servire. Fu
tanto volentoroso d'avere da sé, che durò un pezzo a pigliare ogni lavoro
per guadagnare, et insomma fece molte, anzi infinite cose degne di molta
lode. Tenne lavoranti assai per condurre l'opere, perciò che non si può fare
altrimenti; fu sanguigno, subito e molto sdegnoso, et oltre ciò dato alle
cose veneree, ma nondimeno, ancor che a ciò fusse inclinatissimo di
natura, fu temperato e seppe fare le sue cose con una certa onesta
vergogna e molto segretamente; fu amorevole degli amici e dove potette
giovare loro se n'ingegnò sempre. Restò coperta alla morte sua l'opera
della Trinità et imperfetta la sala grande del palazzo di Farnese, e così
l'opere di Caprarola, ma tutte nondimeno rimasero in mano di Federigo suo