Page 1366 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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specchio, che sta sopra il quadro a uso d'un picciol baldacchino, si vede di
pittura e naturalissimo in detto specchio, che lo riceve dal quadro, il ritratto
del re Enrico Secondo di Francia, alquanto maggiore del naturale, con
queste lettere intorno: HENRY II ROY DE FRANCE. Il medesimo ritratto si
vede, calando il quadro abbasso e posta la fronte in sulla cornice di sopra,
guardando in giù, ma è ben vero che chi lo mira a questo modo lo vede
volto a contrario di quello che è nello specchio, il quale ritratto, dico, non si
vede, se non mirandolo come di sopra, perché è dipinto sopra ventotto
gradini sottilissimi, che non si veggiono, i quali sono fra riga e riga
dell'infrascritte parole, nelle quali, oltre al significato loro ordinario, si
legge, guardando i capiversi d'ambidue gl'estremi, alcune lettere alquante
maggiori dell'altre, e nel mezzo: HENRICUS VALESIUS, DEI GRATIA,
GALLORUM REX INVICTISSIMUS. Ma è ben vero che Messer Alessandro
Taddei romano, segretario di detto cardinale, e don Silvano Razzi, mio
amicissimo, i quali mi hanno di questo quadro e di molte altre cose dato
notizia, non sanno di chi sia mano, ma solamente che fu donato dal detto
re Enrico al cardinale Caraffa quando fu in Francia, e poi dal Caraffa al
detto illustrissimo di Monte, che lo tenne come cosa rarissima, che è
veramente. Le parole adunque, che sono dipinte nel quadro e che sole in
esso si veggiono da chi lo guarda alla sua veduta ordinaria e come si
guardano l'altre pitture, sono queste:
HEUS TU QUID VIDES NIL UT REOR
NISI LUNAM CRESCENTEM ET E
REGIONE POSITAM QUAE, EX
INTERVALLO, GRADATIM UTI
CRESCIT, NOS ADMONET UT IN
UNA SPE FIDE ET CHARITATE TV
SIMUL ET EGO ILLUMINATI
VERBO DEI CRESCAMUS, DONEC
AB EIUSDEM GRATIA FIAT
LUX IN NOBIS AMPLISSIMA QUI
EST AETERNUS ILLE DATOR LUCIS
IN QUO ET A QUO MORTALES OMNES
VERAM LUCEM RECIPERE SI
SPERAMUS INVANUM NON SPERABIMUS